Nessun segreto per i prodotti agroalimentari importati. È l’impegno rivolto al Governo dall’on. Colomba Mongiello con la Risoluzione presentata in Commissione agricoltura dopo l’ennesima denuncia di Coldiretti del furto d’identità del patrimonio agroalimentare italiano.
Il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha reso note, nel corso di un’intervista rilasciata sul quotidiano Il Tempo del 14 marzo 2014, le problematiche di un fenomeno che, partito dalla globalizzazione, è giunto alla delocalizzazione, alla omologazione e, inevitabilmente, alla confusione.
Nulla sappiamo e nulla possiamo sapere dei prodotti importati, della loro effettiva origine e delle trasformazioni eventualmente subite, perché secondo il Ministero della salute occorre tutelare la privacy dei prodotti importati e degli esiti dei controlli cui vengono sottoposti.
La conseguenza? Rischiare ogni giorno di riempire il carrello della spesa con prodotti che di italiano hanno solo la confezione, la bandiera o qualche altro generico ma accattivante richiamo. E, ancor più grave, subire passivamente scelte di acquisto imposte che possono mettere a repentaglio la nostra salute.
E il rischio è concreto se pensiamo che in molti Paesi le norme sulla sicurezza alimentare non presentano lo stesso grado di rigore di quelle nazionali. E questo rigore gli imprenditori italiani lo pagano con enormi sacrifici, impegnandosi a rispettare le regole in materia di prodotti fitosanitari, di gestione e controllo dei residui nei prodotti finali, in materia di benessere animale, di tutela dell’ambiente e in materia di etichettatura.
E la privacy del nostro Made in Italy? Chi la tutela? È possibile che non esista anche per i prodotti italiani il diritto a vedere rispettati i propri dati personali contro le attività di usurpazione e contraffazione che ogni giorno deturpano l’immagine, la qualità e la bellezza del nostro Made in Italy?
Senza contare gli ingenti danni che si consumano sul piano economico a causa di una concorrenza alterata, viziata, ingiusta e foriera di gesti estremi, come testimoniano le troppe vittime del mondo del lavoro. Come possono competere i nostri produttori con chi commercializza beni a basso costo, confezionati con materie prime scadenti e spesso dannose per la salute, che possono operare indisturbate perché protette dal principio della riservatezza di dati considerati sensibili?
Eppure sono molteplici i casi di sequestri di alimenti avariati, ma mai si forniscono al consumatore informazioni e generalità delle aziende e dei marchi coinvolti.
Interessante appare, da questo punto di vista, l’iniziativa della Repubblica Ceca che dal mese di luglio 2012 ha messo in rete un elenco dei prodotti alimentari segnalati nel corso dei controlli o ritirati dal mercato per diversi motivi. Prodotti ammuffiti, etichette errate, presenza di coloranti vietati, sofisticazioni e adulterazioni sono alcune delle informazioni riportate sul sito, presente all’indirizzo http://www.potravinvnapranyri.cz/(Cibo alla gogna), con tanto di fotografia dei prodotti sgraditi, dei quali sono indicati anche il Paese d’origine, il nome del distributore o del venditore e il lotto.
Si tratta soltanto di un esempio che il Governo potrebbe seguire per mettere a disposizione dei propri cittadini un sistema trasparente e condiviso di dati che non solo sono utili in fase di acquisto dei prodotti, ma sono necessari e dovuti per impedire la svendita del nostro Made in Italy.
La risoluzione presentata dall’on. Mongiello impegna, pertanto, il Governo, ad “intraprendere le iniziative volte a far sì che anche in Italia si possano fornire ai consumatori i dati e le informazioni relative ai prodotti agroalimentari ed alle materie prime alimentari importate ed agli esiti non positivi dei controlli allo scopo effettuati, con particolare riferimento ai nomi delle imprese che li fabbricano o li importano o li distribuiscono, ai parametri per cui eventualmente tali prodotti non siano risultati conformi alle relative norme di settore, tra cui quelle sulla sicurezza alimentare o sulla qualità e l’igiene degli alimenti, sul rispetto della sicurezza nelle fasi della produzione, nonché sulla tutela dell’ambiente e del benessere degli animali, ad ogni modo rendendo sempre disponibili i dati relativi all’importazione ed all’utilizzo delle materie prime che essendo analoghe a quelle tipiche della tradizione agricola ed alimentare italiana, vengono poi aggiunte o sostituite nelle preparazione di queste ultime e vendute come vere produzioni italiane, come nel caso del concentrato di pomodoro di origine cinese citato in premessa; ad attivare anche nel nostro Paese, analogamente a quanto ha già fatto la Repubblica Ceca con il sito «Cibo alla Gogna», un sito internet in favore della trasparenza e dell’informazione dei consumatori, che riporti le generalità dei prodotti e dei relativi produttori o importatori o distributori, che siano risultati non positivi ai controlli allo scopo previsti o che siano stati segnalati nel corso dei controlli oppure siano stati ritirati dal mercato a causa delle non conformità in tal senso accertate”.
Punto Coldiretti – 26 marzo 2014