Visita di due giorni a Milano, tra cantieri e autorità locali. «L’Italia farà una figura eccezionale, ne sono sicuro». Al termine di un giro di telefonate fatte nelle ultime 48 ore, Matteo Renzi diffonde messaggi di fiducia e scaccia quel filo di preoccupazione su Expo avvertito dopo le prime notizie sui provvedimenti della magistratura.
Prima di entrare nel salone del Consiglio europeo, due giorni fa, a Bruxelles, aveva chiamato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, per un confronto e uno scambio di vedute sull’intervento giudiziario. Davanti alla Merkel e agli altri partner aveva rimarcato l’importanza dell’appuntamento, non solo per l’Italia. Poi ha sentito il bisogno di chiamare Giuseppe Sala, il commissario straordinario dell’evento, che sulle colonne del Corriere della Sera ha lanciato un grido d’allarme.
A Sala il presidente del Consiglio ha rinnovato la fiducia massima dell’esecutivo, ha detto di andare avanti, ha garantito la vicinanza di Palazzo Chigi da ogni punto di vista. Il governo non farà alcun passo indietro: fra pochi giorni si insedia il Cipe, il comitato interministeriale che deve sbloccare altri fondi per la realizzazione delle opere; ai primi di aprile sarà lo stesso Renzi a recarsi a Milano, per una visita di due giorni che sarà in larga parte incentrata sui lavori dell’evento internazionale. Gli uffici di Renzi stanno preparando incontri con tutte le autorità locali, con i lavoratori e le imprese. Vedremo il presidente del Consiglio in Prefettura, insieme a Maroni e Pisapia, e nei cantieri dei padiglioni dei vari Stati.
Scambio di vedute, sempre ieri, anche con il ministro Maurizio Martina, delle Politiche agricole, uno dei settori chiave di Expo 2015. L’esito finale di un giro di impressioni che comunque rassicura il premier: l’esposizione universale del prossimo anno era appuntamento strategico per il gabinetto di Enrico Letta, resta tale anche per il nuovo esecutivo. Non potrebbe essere altrimenti, ma si coglie la voglia di metterci tutta l’enfasi, l’investimento di immagine e la valorizzazione possibile anche per l’ex sindaco di Firenze. Se le sue riforme saranno andate in porto, se vincerà la scommessa di un governo di rottura con il passato, allora l’evento milanese sarà tappa ulteriore di un rilancio del Paese.
Due sere fa, al rientro da Bruxelles, Renzi ha cenato con il ministro dell’Economia, Padoan, per preparare le linee guida del Def, il documento economico che entro il 10 aprile («ma sarà pronto prima», dicono nello staff) dovrà contenere misure e coperture con maggiore precisione di quanto sin qui circolato. Ieri ha trascorso l’intera giornata a Pontassieve, continuando a lavorare sul Def e sul piano di intervento per l’edilizia scolastica. Ha preparato gli incontri che avrà domani, in Olanda, in occasione del vertice internazionale sulla sicurezza nucleare. In primo luogo con il presidente degli Stati Uniti e con il giapponese Abe. Proprio all’Aja Barack Obama potrebbe confermare la partecipazione degli americani ad Expo 2015 e discuterà per la prima volta con il premier italiano, che ritroverà giovedì a Roma, in occasione della visita nel nostro Paese.
In questi giorni Renzi è anche alle prese con l’organizzazione di Palazzo Chigi: scelte, deleghe, conferme o meno di incarichi. Politici e amministrativi. Dossier che sono rimasti indietro rispetto ad altri. E che non possono più attendere. Dettagli e scelte organizzative anche per la prossima direzione del Pd, di cui ieri ha discusso con i ministri Franceschini, Madia e Mogherini. Sulle critiche di Confindustria e dei sindacati invece nessuna reazione ufficiale. «Guardiamo avanti» dice ai suoi, convinto che valutazioni più complete sul lavoro di questi giorni del governo arriveranno con il Def.
Marco Galluzzo – Corriere della Sera – 23 marzo 2014