VENEZIA — Scatta l’allarme vaccini in Veneto, la prima regione d’Italia ad averne abolito, a partire dal primo gennaio 2008, l’obbligatorietà. Da allora la copertura è scesa dal 95,5% al 93% rilevato sui nati nel primo semestre 2012 (ultimi dati disponibili). Due punti e mezzo in meno (l’ultimo dei quali perso dal 2011 al 2012), contro l’1% rilevato a livello nazionale.
Emerge dal dossier redatto dalla Direzione regionale della Prevenzione e recepito dalla delibera approvata lo scorso aprile dalla giunta Zaia, che recita: «Il report evidenzia tassi di copertura vaccinale prossimi al 93% e che quindi si collocano al di sotto della soglia del 95% prevista dal Piano nazionale prevenzione vaccinale. Sono dati parziali, ma ad una prima analisi si possono distinguere 9 Usl su 21 che hanno coperture uguali o superiori al 95% (Belluno, Arzignano, San Donà, Venezia, Chioggia, Rovigo, Adria, Verona e Legnago) e altre 12 con percentuale compresa tra il 90% e il 94%». Quelle con gli indici più bassi sono Padova, Bassano e Asolo, dove più attive sono le associazioni contrarie ai vaccini. Un quadro che la Regione include tra i livelli «desiderabile» e «accettabile» stabiliti dall’Istituto superiore di Sanità e che quindi per i vaccini un tempo obbligatori (anti polio, tetano, epatite B e difterite) non «evidenzia situazioni di allarme nè al limite di attenzione».
Ma i medici la pensano diversamente. «Ormai le famiglie che rifiutano di immunizzare i figli sono il 3%-3,5% del totale e rischiano di aumentare ancora — avverte il dottor Antonio Ferro, presidente veneto della Società italiana d’igiene e promotore di vaccinarsi-org, «la risposta scientifica alle tante falsità della rete» —. Un problema non da poco, che nel giro di due-tre anni rischia di trascinare la copertura sotto il 90%. Le maggiori responsabilità sono da attribuire all’epidemia mediatica diffusa dai non vaccinatori e non contrastata da campagne ufficiali in grado di smentirne le false affermazioni. La verità è che dal 1991 il Veneto non registra morti a causa del vaccino, ma tra i non immunizzati sì, come la bimba di 6 anni di recente uccisa dalla meningite a Vigasio. E la colpa dell’aumento dell’opposizione ai vaccini è anche di quei medici che, usando il pugno di ferro nell’imporli senza spiegarne bene l’importanza, finiscono per accrescere la diffidenza dei genitori». La Regione sottolinea che a salire non sono tanto i rifiuti definitivi ma la tendenza dei genitori a posticipare il ricorso al siero protettivo dai 3 ai 6 mesi del bambino, «perchè convinti di diminuire il rischio di reazioni avverse ma anche che le malattie da prevenire ormai non esistano più». Però lo stesso report rivela che l’indice di opposizione all’anti-polio dal 2011 al 2012 è raddoppiato, toccando il 2,2%. «Purtroppo il passaparola indotto dai non vaccinatori ha molta presa sulla gente, anche perchè diversi convegni da loro organizzati nelle province di Padova e Vicenza hanno avuto il patrocinio e la concessione di spazi pubblici da parte dei Comuni — denuncia il dottor Gianpietro Chiamenti, presidente della Fimp (pediatri di libera scelta) —. Atteggiamento pericoloso, perchè supporta la convinzione di vaccini somministrati per combattere malattie non più esistenti. E invece, se aumentano i bimbi non immunizzati, possono tornare poliomelite, tetano e rosolia congenita. I contrari prendono ad alibi l’abolizione dell’obbligo vaccinale, secondo loro segno che i sieri non servono più, e ci vedono come conniventi dei produttori. Ebbene: negli ultimi 20 anni abbiamo somministrato 15 milioni di dosi e gravi effetti collaterali sono emersi solo in una decina di casi».
Smentisce Ferdinando Donolato, presidente del Coordinamento regionale veneto per la libertà delle vaccinazioni: «Veramente solo tra il 2003 e il 2004 sono morti tre bambini, uno dopo l’anti-morbillo e due a causa dell’esavalente. Noi i nostri figli non li immunizziamo, perchè tali sieri sono messi in commercio senza test che ne escludano il pericolo di cancro, mutazioni genetiche o infertilità. Per esempio quello contro il papilloma virus, destinato alle ragazzine, non è stato sperimentato sulle ovaie ma sui testicoli. Ancora: uno studio dice che il 75% dei bimbi autistici si è ammalato dopo il vaccino. Ecco perchè i nostri convegni sono patrocinati anche dalla Regione. Questi farmaci hanno salvato milioni di vite? Lo dicono i medici. Io so che sono entrati in commercio quando il 90% delle patologie da prevenire stava sparendo».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 18 marzo 2014