Coro unanime dalla Conferenza dei presidenti di questa mattina. Errani: “Il Patto per la salute è l’architrave della sanità. I risparmi al suo interno ma dovranno restare tutti nel sistema”. Rossi: “La sanità non fa cassa”. Maroni: “La sanità è regionale. Decidiamo noi”. Caldoro: “Coglieremo sfida costi standard”. Coletto: “La sanità ha già pagato molto”. Marini: “Obiettivo recuperare risorse per il Ssn”. Montaldo: “Risparmi finanzieranno estensione Lea”.
“Il Patto per la salute è l’architrave della sanità. E lo ribadiamo. Così come confermiamo che per noi è fondamentale e irrinunciabile che le risorse che verranno risparmiate dagli interventi di spending review vengano reinvestite in sanità”.
Non ha dubbi Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni: i risparmi che verranno realizzati nella sanità devono rimanere fuori dal disegno di spending preannunciato dal commissario Carlo Cottarelli.
Una posizione sulla quale concordano Presidenti e Assessori. Da Enrico Rossi a Roberto Maroni, da Catiuscia Marini a Stefano Caldoro, da Luca Coletto a Claudio Montaldo è una sola voce: le risorse risparmiate devono rimanere in sanità.
“È essenziale ridurre costi e ottimizzare – ha spiegato Errani – e tutto questo fa parte del Patto in fase di elaborazione conclusiva, ma le risorse che verranno rispariate vanno reinvestite in sanità come già avevamo stabilito con il precedente governo. La sanità è uno dei comparti dove l’innovazione tecnologica e scientifica, pensiamo solo ai farmaci innovativi, apre degli elementi di grande impegno. E quindi le risorse che si risparmieranno da questi processi di innovazione organizzativa, che vogliamo e dobbiamo fare, e già affrontati nel Patto con il ministero della Salute, devono consentirci di realizzare politiche sanitarie. Tra l’altro l’Italia è tra i Paesi dell’Ocse che spende meno in questo settore”.
Lapidario Enrico Rossi, presidente della Toscana: “La sanità non fa cassa. Quello che si risparmia in sanità si rispende in sanità. È un concetto antico”.
Ma anche il governatore della Lombardia, Roberto Maroni non fa sconti: “Qualunque cosa tocchi la sanità deve vedere le Regioni coinvolte. La sanità è regionale. C’è un fondo sanitario che è stato ripartito con i principi dei costi standard. Non è che adesso arriva un fenomeno e decide lui come spendere i soldi della sanità. Soldi gestiti dalle Regioni che hanno creato dei sistemi efficienti, alcuni, e in via di miglioramento, altri. Ricordo inoltre che le Regioni dal 2009 al 2013 hanno ridotto la spesa del 38% e lo Stato del 13%. Quindi prima di toccare la sanità e le Regioni ci penserei bene.
“Ci sono tante aree sulle quali intervenire e risparmiare dai costi della politica alla pubblica amministrazioni. La sanità non può perdere un euro” è quanto ha sostenuto Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania. “La sanità – ha aggiunto – può organizzarsi meglio, deve farlo, la sfida dei costi standard è una sfida tutta in piedi, colta da noi e dal sistema che lo deve garantire. Ma non si può intervenire sul diritto costituzionale alla salute. Un diritto che deve rimanere uniforme sul territorio nazionale”. A livello territoriale, ha sostenuto Caldoro, ci sono troppe disparità di trasferimento di risorse. “In Campania perdiamo circa 500milioni di euro l’anno perché prediamo 70 euro procapite in meno. Ditemi in quale paese al mondo succedono cose di questo genere su un diritto costituzionalmente riconosciuto. Quindi va tutto riorganizzato, ma sulla sanità non si può fare nulla in termini di risorse, sono già troppo poche quelle che ci sono”.
Sulla stessa linea il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini: “Già con il ministro Lorenzin, in sede di definizione dei costi standard, abbiamo detto che questo obiettivo di gestione sempre più responsabile anche della spesa sanitaria e l’applicazione dei costi standard devono servire a recuperare risorse finanziarie che rimangano però nel Servizio sanitario nazionale. risorse necessarie per continuare ad erogare servizi ai cittadini ed anche per introdurre quelle innovazioni sempre più richieste e che rapptresentano anche un costo aggiuntivo per i sistemi sanitari regionali. Non si può quini pensare che le risorse razionalizzate vadano ad altri settori”.
“La sanità in questi anni ha già ha pagato e molto – ha dichiarato Luca Coletto, coordinatore degli assessori alla commissione salute – ha già razionalizzato e in molte realtà è in piano di rientro. Siamo quindi già allineati. Quindi, credo che vada fatto ordine in altri ambiti. Toccare ancora la sanità significherebbe destabilizzare uno stato”.
“I risparmi che la sanità deve fare devono restare nel Ssn – ha sostenuto Claudio Montaldo, presidente del Comitato di settore delle regioni e vicepresidente della regione Liguria – e il nuovo patto per la Salute sarà lo strumento con cui li individueremo. Anche perché i risparmi dovranno finanziare l’estensione Lea che potrebbero anche costare qualcosa di più perché ci sono nuovi bisogni di salute, ma dovranno servire anche a sostenere l’innovazione per essere al passo con i Paesi moderni”.
Quotidiano sanita – 14 marzo 2014