Il consorzio composto tra le altre da Almaviva, IBM, Telespazio, Agriconsulting e Cooprogetti contesta le accuse sul sistema informatico del ministero dell’Agricoltura, oggetto di un’indagine della procura di Roma e rivelato da Repubblica
“Nessuno spreco di denaro pubblico nella gestione del Sian”, il servizio informatico che gestisce i fondi del ministero dell’Agricoltura. Lo sostiene il consorzio di imprese – composto, tra le altre, da Almaviva, IBM, Telespazio, Agriconsulting e Cooprogetti – in seguito all’inchiesta di Repubblica che aveva raccontato come fossero stati spesi 780 milioni di soldi pubblici per un sistema con funzionava.
“La Rti – dice Almaviva – ha ricevuto per le attività svolte dal primo febbraio 2008 ad oggi, la diversa e ben inferiore somma di 490 milioni di euro.. Il contratto è aumentato di 90 milioni perché Agea ha necessariamente dovuto prevedere una consistente quota di attività ulteriori rispetto al periodo precedente. Non è vero poi che i servizi siano stati collaudati negativamente: hanno avuto esiti positivo seppur con poche eccezioni. Il Sian non è un colabrodo, anche perché l’Italia si colloca ai primi posti in Europa quanto a sistemi di controllo”.
Almaviva attacca poi il deputato del Pd, Ernesto Carbone, che ha presentato un esposto contro la gestione del sistema. “Abbiamo messo nelle casse di Sin 88 milioni di euro, destinati a finanziare il piano industriale di sviluppo della Società. Tale ingente investimento è stato, invece, utilizzato dall’ex Direttore Generale di Sin, signor Paolo Gulinelli, con il consenso dei primi amministratori di parte pubblica – in primo luogo, l’onorevole Ernesto Carbone – per tutt’altre finalità. In particolare, per l’acquisto di un immobile – costato quasi 40 milioni – poi concesso in locazione da Sin proprio ad Agea.
La gestione di Sin, nei periodi in cui il signor Gulinelli ne è stato Direttore Generale e l’onorevole Carbone amministratore, ha fatto registrare una serie di “gravi irregolarità”, come fra l’altro rilevato dal Collegio Sindacale di Sin. Tra le tante: l’affidamento di appalti e consulenze per milioni di euro a trattativa privata e non mediante gara pubblica; l’utilizzo, da parte di alcuni amministratori – in testa l’oggi onorevole Carbone – e del Direttore Generale, della carta di credito aziendale per sostenere spese estranee alle finalità aziendali – quali viaggi, abbigliamento, profumi, ristoranti, ecc -, per un ammontare complessivo di circa 250mila euro; l’assunzione di personale non qualificato”. Tutti fatti, sottolinea Sin, che sono oggetto “di esposti e di altre iniziative in sede giudiziaria”.
Non è vero che il Sian sia costato allo Stato meno di quanto abbiamo scritto, cioè 780 milioni (Almaviva considera forse solo il software e non la progettazione). Le cifre dell’appalto pubblico sono incontestabili. Il resto delle spiegazioni, delle quali prendiamo atto, sarebbe bene che la società le girasse alla procura di Roma: l’inchiesta di Repubblica si infatti, su documenti depositati in procura e attualmente oggetto di indagine penale (Giuliano Foschini e Fabio Tonacci)
Repubblica – 8 marzo 2014