«Spiace dover constatare come proprio all’interno del mondo della sanità, alcuni fatichino a capire che il nuovo Piano sociosanitario, e le schede ospedaliere che ne sono discese, costituiscono una vera e propria nuova filosofia organizzativa con obiettivi ben precisi volti a migliorare l’offerta di salute ai cittadini, spostando sul territorio tutto ciò che non sia di competenza dell’ospedale per acuti, potenziando i servizi territoriali e dando una risposta concreta alla post acuzie e alla richiesta riabilitativa.
Il tutto con un occhio di riguardo alla spesa, perché mandare in rosso il bilancio significherebbe consegnarsi armi e bagagli a Roma, con un certo commissariamento, l’obbligo di applicare l’Irpef all’aliquota massima e di fare, in quel caso sì, tagli orizzontali indiscriminati. Non credo sia questo che i nostri primari vogliono davvero».
Con queste parole, l’assessore alla Sanità Luca Coletto risponde alla presa di posizione negativa rispetto alle schede ospedaliere espressa dalle organizzazioni sindacali dei primari Anpo e Ascoti-Fials, che hanno presentato anche un ricorso al Tar per bloccare l’applicazione della programmazione approvata da Giunta e Consiglio regionale.
«Legare presunti tagli di posti letto a una diminuzione di 97 primari su quasi 900 prosegue Coletto – non è corretto. Non è corretto perché i 1200 posti che sarebbero tagliati in realtà non lo sono, ma verranno riconvertiti negli ospedali di comunità, con la garanzia, che ribadisco, che nessun letto sarà disattivato fino a che non saranno operativi quelli nuovi. Nemmeno l’allarme sulla riduzione delle apicalità appare giustificato – aggiunge Coletto – anche perché si tratta di un intervento numericamente limitato che sarà attuato senza usare la mannaia e riguarda perlopiù posti già non coperti al momento».
«Rivolgersi alla giustizia – conclude l’assessore – è lecito per ogni cittadino e la scelta va rispettata. Mi auguro solo che per questo non venga affossata, o anche solo ritardata, una riforma necessaria per poter erogare ancora sanità d’eccellenza ai cittadini, composta tra l’altro anche dalla grande professionalità dei nostri primari, e per evitare che Roma metta le mani su un gioiello internazionalmente riconosciuto come il nostro sistema salute».
L’Arena – 7 marzo 2014