Elettoralmente parlando, è l’ultimo bilancio utile. L’ultima occasione buona (nella primavera del 2015 sarà ormai troppo tardi) per aiutare l’amico sindaco in difficoltà, la parrocchia in sofferenza, le tante associazioni del collegio di riferimento che agognano un contributo piccolo piccolo, nella speranza che se ne ricordino quando sarà il momento giusto. Quello della rielezione.
Così, nonostante i margini di manovra si siano fatti sempre più risicati per via della crisi e dei tagli ai trasferimenti, anche quest’anno non manca la consueta pila di emendamenti, con variazioni puntuali ora agli articoli di legge ora (ed è quel che più conta) alle fredde tabelle che accompagnano il bilancio. Le richieste di modifiche piovute sulla Finanziaria sono 214 mentre quelle «tabellari» sono altre 120: per portare in aula i faldoni da consegnare ai consiglieri i poveri commessi si sono dovuti attrezzare di apposito carrello da magazziniere. Nel mezzo c’è di tutto. Molti emendamenti, va detto, riguardano materie nobilissime, dagli aiuti ai disabili a quelli ai malati, dalla lotta al dissesto idrogeologico all’abbassamento delle tasse per il no-profit e le materne, anche se la loro sostenibilità finanziaria è roba da far tremare i polsi dei ragionieri della Regione. E però sfogliando le trecento pagine in questione si ritrova pure qualche idea balzana e qualche proposta che, onestamente, ci si chiede se debba trovar posto proprio nel ritardatario bilancio regionale, con un precisione tanto puntuale sulla singola strada, la singola rotonda, il singolo campanile, da indurre a malignare sul «marketing» della politica.
Così, ad esempio, c’è chi chiede 2 milioni di euro per la passerella ciclabile sull’Adige in Polesine, chi mezzo milione per la variante della Statale 12 nel Veronese, chi 10 milioni (10 milioni!) per la strada regionale «Arzeron». E poi vuoi mettere il sottopasso a Ca’ Tron (altro milione), le compensazioni per il Passante a Mirano (altri 4 milioni), il nuovo ponte sul Piave a Vidor (appena 200 mila euro…)? E’ un mucchio selvaggio da cui i maratoneti di Palazzo Ferro Fini faticano alla fine a distinguere il grano dal loglio, finendo così per bocciare tutto in sequenza con inesorabili alzate di mano: niet! Torna, come ogni anno, l’idrovia di Padova, così come «l’emendamento Salva Fenice e Arena» con il consueto milioncino sottratto al povero sistema statistico e informatico, il più saccheggiato del bilancio, e fa capolino di nuovo pure la proposta (stavolta la presenta Pietrangelo Pettenò della Sinistra) di ridurre le Usl dalle attuali 21 a 7 soltanto, una per provincia. Un’ipotesi suggestiva che però non è mai, mai, mai passata. La speranza è comunque l’ultima a morire.
C’è chi chiede d’intervenire al più presto sulla torre civica campanaria del duomo di Sant’Andrea Apostolo di Portogruaro (occorrono almeno 700 mila euro) e chi invece è più preoccupato che veda la luce la nuova questura di Padova (un milione) anche «al fine di consolidare il presidio delle forze dell’ordine contro la presenza della criminalità organizzata»; chi chiede di riservare un pensiero «al comparto molluschicolo del Basso Polesine, di Chioggia e della laguna di Venezia» e chi non può tollerare la deregulation delle licenze da pesca: vanno contingentate. Che figura ci fa poi il Veneto in vista dell’Expo 2015 senza «l’ecomuseo della laguna di Venezia e dei territori di gronda e delle relative vie d’acqua»? Si dirà: Venezia è già piena di musei… Uno in più male non fa. Ma se così è, allora ci vogliono pure le celebrazioni per i settant’anni della Liberazione. Bastano 500 mila euro, più altri 100 mila da destinare alla promozione e alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale dell’antifascismo e della resistenza.
Chi si avventura nella lettura degli emendamenti, esperienza che molti consiglieri comprensibilmente preferiscono evitare, può provare l’ebrezza di un continuo oscillare tra argomenti d’importanza capitale (il risarcimento dei danni da maltempo, giusto per fare un esempio, o il contrasto al gioco d’azzardo) ed altri dai quali, francamente, è difficile pensare sia legata la sopravvivenza del mondo, come quello che libera dai lacci delle autorizzazioni comunali e dalla presenza forzosa delle estetiste le saune, i bagni turchi e le vasche idromassaggio del Veneto. Ci sono due righe anche per tassare i rombi degli aerei (anche questa un’evergreen) e poi scusate, se il premier Renzi atterra da Roma e con un giro di telecamere sistema una scuola, perché il consiglio non può ampliare la scuola primarie di Vallese di Oppeano? Per sganciare 150 mila euro basta dire «sì». E non sarebbe neppure tra i più scandalosi.
Corriere del Veneto – 6 marzo 2014