Venezia è una città crocevia di milioni di turisti, ma anche nuovo luogo di residenza per migliaia di cittadini stranieri. Spesso hanno patologie complesse, o tipiche di zone disagiate in cui non sono state ancora debellate, come accaduto in Europa. L’Asl 12 ha voluto fare uno studio che ha coinvolto il primariato di malattie infettive, per capire come si sono sviluppate tre patologie specifiche nella casistica in questi ultimi anni.
«La peculiarità di Venezia, per molti aspetti città di frontiera, ci vede impegnati a intensificare cura e prevenzione», affermano all’Asl 12. «L’Unità operativa Malattie infettive e tropicali, attiva negli ospedali di Venezia e Mestre ,è guidata dal professor Enzo Raise e fronteggia situazioni di complessità superiore a quelle di altre città, in particolare rispetto alle infezioni da Hiv, tubercolosi e malaria». Prendendo spunto dal virus dell’Hiv, ogni anno sul territorio comunale vengono registrati in media una cinquantina di casi. Le nuove terapie hanno ridotto drasticamente il tasso di mortalità entro i dieci anni, oggi all’1%, contro il 90% di due decadi fa. E la percentuale di stranieri è salita al 30%, in particolare nativa in Nigeria, Ghana, Costa D’Avorio, Camerun, Burkina Faso e Senegal. Ma la problematica si riflette anche sui casi di tubercolosi: l’elevata presenza di stranieri residenti in provincia – il 12% della popolazione – ha comportato un aumento dei casi di tubercolosi, nella forma “riattivata”, che era stata cioè contratta in forma primaria nei Paesi d’origine e successivamente si è sviluppata in Italia come forma secondaria infettante. Nell’ultima verifica dell’Asl 12, riferita al 2012, ai 35 casi stranieri, con un’età di 25-35 anni (rumeni, marocchini, indiani, cinesi e cingalesi), si sono aggiunti 24 casi italiani con persone infettate tra i 60-75 anni. «La guarigione avviene nell’89% dei casi se il paziente si sottopone alla cura», fa notare Raise, «ma le cose si complicano spesso per le persone straniere, per l’isolamento in cui vivono quando la comunità a cui appartengono sospetta una patologia. E in alcuni casi per i tentativi delle persone infette di rientrare nel Paese d’origine o di migrare verso altre nazioni interrompendo così la terapia con frequente recidiva». Ultimo capitolo, la malaria: viene importata e può risultare causa di morte. In media nel Veneto sono 160 i casi ogni anno.
La Nuova Venezia – 5 marzo 2014