A meno di 24 ore dalla fiducia accordatagli dalle Camere, Matteo Renzi mette a segno uno dei suoi colpi d’immagine con la vista alla scuola Coletti di Treviso. «Treviso. Che bello incontrare gli studenti! Sentivo la mancanza. Investire sulla scuola è il modo per uscire dalla crisi», twittava il neo premier di prima mattina lasciando i suoi a Roma a comporre il difficile puzzle di viceministri e sottosegretari.
Lontano dai Palazzi e tra la gente una volta a settimana, sembra essere il progetto, dal momento che quella di Treviso è la prima tappa di un «viaggio profondo» che Renzi farà in Italia puntando a conquistare direttamente la fiducia dei cittadini.
Non si era mai visto un premier appena insediato – hanno osservato industriali di primo piano incontrati nella trasferta trevigiana come Luciano Benetton e il patron della Geox Mario Poletti Polegato – ascoltare studenti e imprenditori prendendo appunti sui loro problemi e sulle loro richieste. E proprio agli imprenditori Renzi parla quando ipotizza di utilizzare i 10 miliardi destinati al taglio del cuneo fiscale tutti per la riduzione dell’Irap: «Se noi riduciamo l’Irap, che vale oltre 30 miliardi, di una decina di miliardi le aziende hanno subito una riduzione di un terzo – dice –. Viceversa se seguiamo la strada della riduzione fiscale di 10 miliardi sull’Irpef è evidente che i lavoratori si trovano in tasca solo qualche ventina di euro. Non abbiamo ancora deciso quale delle due strade prendere». Probabilmente il punto di caduta sarà nel mezzo, come spiega quasi contemporaneamente il responsabile economico Filippo Taddei prefigurando un taglio del 10% dell’Irap e un taglio del 10% dell’Irpef per i redditi medio bassi che va a decrescere al crescere del reddito: «Per un lavoratore che guadagna 1.500 euro netti in busta paga si avrebbe un guadagno di 500 euro netti all’anno in busta paga». Eppure la suggestione del taglio grosso dell’Irap, e proprio in una realtà di Pmi come quella trevigiana, è stata lanciata. Non solo cuneo fiscale, ma anche jobs act («arriveremo all’incontro bilaterale con la Merkel del 17 marzo con il piano del lavoro e il jobs act sostanzialmente pronto») e allentamento del patto di stabilità interno per rilanciare gli investimenti nei Comuni («entro il 10 marzo faremo un censimento per verificare come è possibile, senza sforare il 3%, allargare le maglie del patto si stabilità».)
Il premier torna a Roma nel pomeriggio portandosi dietro la polemica delusione delle rappresentanze sindacali dei lavoratori di Electrolux che avevano in programma di incontrarlo. Secondo i sindacalisti l’incontro era stato definito attraverso il prefetto di Treviso ma Renzi «ha preferito rimandare». In serata, a Palazzo Chigi, una riunione con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio e i ministri interessati (Giuliano Poletti per il lavoro e Federica Guidi per lo Sviluppo) ha fatto una prima ricognizione sul dossier Electrolux e presto – si fa sapere – i rappresentanti sindacali saranno ricevuti.
Altro dossier caldo, ma tutto politico, è quello della legge elettorale. La prossima settimana potrebbe essere quella buona per l’Italicum, per usare il linguaggio dei renziani. L’approvazione entro febbraio – per la crisi politica e per le vicissitudini del decreto “salva-Roma” – è ormai saltata, ma oggi la capigruppo di Montecitorio dovrebbe calendarizzare la legge per l’inizio di marzo. E, considerando il contingentamento di cui gode il testo, il via libera dovrebbe arrivare in 26 ore. Ma sono molti, tra i democratici, a scommettere che i problemi veri ci saranno poi in Senato. Quanto al lodo Lauricella invocato dal Ncd per legare l’entrata in vigore dell’Italicum all’abolizione del Senato in modo da rimandarne i tempi, è il portavoce del Pd Lorenzo Guerini a chiarire che il patto stretto con Silvio Berlusconi è solido: «Gli accordi per il Pd sono impegnativi. Sull’Italicum andremo avanti con determinazione».
Il Sole 24 Ore – 27 febbraio 2014