Torna al lavoro dopo un licenziamento subìto 25 anni fa e ottiene un risarcimento di 150 mila euro. Si risolve così, con una conciliazione, la diatriba tra una dipendente e l’Usl 9. Dopo la bagarre giuridica, la parola fine è stata trovata fuori dalle aule di tribunale, scongiurando l’approdo in Cassazione.
L’accordo, appena trovato dalle parti, prevede infatti l’assunzione immediata della dietista al dipartimento di Medicine Specialistiche di Oderzo e il risarcimento di 150 mila euro, somma che estinguerà ogni altra pretesa economica della donna per l’accaduto. Lei è Giampaola Badecco, dietista, e la sua vicenda rimanda indietro nel tempo. La donna era stata assunta nel novembre del 1988 al centro antidiabetico di Oderzo, sotto all’allora Usl 11 Opitergino-Mottense, dato che l’attuale Usl 9 ancora non esisteva. In quel periodo la giovane dottoressa aveva 31 anni e dopo aver vinto un regolare concorso aveva preso parte al periodo di prova, salvo ritrovarsi, dopo tale patto, licenziata. Il suo rapporto di lavoro con l’azienda sanitaria era stato risolto per «mancato superamento dello stesso». Questa la motivazione ufficiale fornita dal datore di lavoro, da lei considerata una ingiustizia, tanto da cercare per vie legali chiarezza e ragione. Fece così subito ricorso al Tar del Veneto e poi al Consiglio di Stato. Entrambe le sentenze le diedero, almeno in parte, riscontro favorevole. Il primo pronunciamento contemplava «il diritto a un risarcimento dei danni che si assumono (e si dimostrino) subiti; non invece, per la reintegrazione nel posto di lavoro». Un anno dopo, nel 2002, la vicenda passa nelle mani del Consiglio di Stato e la signora Badecco alza il tiro: oltre a chiedere il risarcimento economico conseguito con il licenziamento, domandava anche la reintegrazione nel posto di lavoro. Nel 2013 le parti tornano davanti al Consiglio di Stato che riconosceva l’interesse della dipendente al ripristino, ora per allora, del rapporto di servizio già esistente con l’Usl 11, con la connessa ricostruzione del relativo status giuridico ed economico. Per evitare l’approdo in Cassazione e la possibilità di dover sopperire a «conseguenze economiche assai superiori», l’Usl 9 ha optato per un accordo con la signora Gianpaola Badecco: la sua immediata assunzione e appunto un risarcimento danni omnicomprensivo di 150 mila euro.
La Tribuna di Treviso – 19 febbraio 2014