Nanoparticelle nei cibi. I membri della Commissione Sicurezza Alimentare del Parlamento Europeo si oppongono ai nuovi regolamenti per le etichettature alimentari proposti dalla Commissione Europea. Secondo gli europarlamentari, la definizione stabilita dalla Commissione per le nanoparticelle porterebbe ad evitarne la segnalazione in etichetta.
La definizione non sarebbe adatta a proteggere in maniera adeguata il diritto all’informazione dei consumatori, sulla base delle raccomandazioni dell’Efsa. Nella risoluzione presentata da Carl Schlyter e approvata con 31 voti a favore, 23 contrari e 2 astensioni, i parlamentari europei hanno espresso la propria opposizione alla volontà della Commissione Europea per quanto riguarda l’esclusione dall’indicazione in etichetta di alcuni additivi alimentari inclusi nella lista UE, che potrebbero comprendere nanoparticelle.
Il Parlamento Europeo ha richiesto ripetutamente interventi per una corretta indicazione in etichetta delle nanoparticelle. Schlyter si è dunque mostrato sorpreso di fronte al tentativo della Commissione Europea di non prendere in considerazione quanto il Parlamento e il Consiglio avevano già stabilito.
I consumatori hanno il diritto di conoscere alla perfezione la composizione degli alimenti per poter compiere le proprie scelte. Non è corretto, a parere degli europarlamentari, che sia la Commissione a scegliere per i cittadini. Secondo la Commissione stessa, etichettare gli additivi alimentari già esistenti come nanoparticelle potrebbe confondere i consumatori, suggerendo che tali sostanze siano nuove o poco rilevanti.
Si tratta di una giustificazione molto debole, che ha dunque portato ad una forte opposizione da parte dei parlamentari. Secondo la definizione raccomandata dalla Commissione Europea, un nanomateriale è un materiale naturale, un ingrediente di produzione o una sostanza presente in modo accidentale, che contiene delle particelle. Tali particelle sono singole, oppure formano degli aggregati o agglomerati, e seguono una precisa scala di dimensioni.
A parere degli europarlamentari che si oppongono alla proposta della Commissione Europea, applicare tale definizione significherebbe violare l’obiettivo della legislazione esistente, che consiste nell’offrire ai consumatori la massima protezione rispetto alla salute. Introdurre una soglia del 10%, come raccomandato dall’Efsa, anziché del 50% (secondo la proposta della Commissione Europea), sarebbe più appropriato per tutelare al meglio i consumatori. La risoluzione verrà messa ai voti durante la sessione plenaria di Strasburgo del 24-27 febbraio 2014.
Greenbiz – 17 febbraio 2014