Lo svuota-carceri e il mini piano di rilancio del “destinazione Italia”. I soldi in meno (ma a rate) ai partiti, il milleproroghe e il salva-Roma bis. Neanche il tempo del passaggio ufficiale del testimone tra Enrico e Matteo, che in Parlamento sarà subito bagarre, con i grillini pronti alle barricate e i leghisti in coda a mostrare i muscoli (parlamentari) che gli restano.
Già da domani e almeno fino a venerdì, c’è da giurarlo, il clima sarà rovente nelle Camere. E sarà così già per i prossimi cinque giorni, quando forse Matteo Renzi avrà appena chiesto la fiducia. Il tutto quasi in un vuoto quanto meno ufficioso di maggioranza e di Governo, nel bel mezzo del trapasso tra il Letta 1 e il Renzi 1.
Questione di decreti – otto quelli in vigore, cinque che scadono già entro 11 giorni – che incalzano, avviati rapidamente verso la decadenza. Decreti, tra l’altro, che pesano per la loro parte, sui quali anche il premier in pectore dovrà metterci la faccia, se pure probabilmente non tutti gli piacciono granché. Anche se intanto a difenderli sarà il Governo uscente come pratica corrente da sbrigare.
La patata bollente, anzi surriscaldata, è un’insidia mai capitata in tutti precedenti cambi di Governo. Si raccoglie intanto in una manciata di cinque decreti che decadono tra venerdì prossimo 21 febbraio e il successivo venerdì 28. Si comincia con quello che è stato ribattezzato “destinazione Italia” e con lo svuota-carceri, entrambi al Senato dopo il primo sì della Camera ed entrambi in scadenza tra cinque giorni: il primo un pallativo, o poco più, per il rilancio dell’economia, anche se al suo interno sono state inserite ad esempio norme come la compensazione tra cartelle esattoriali e crediti verso la Pa; il secondo, una risposta all’emergenza carceraria dopo le ripetute sollecitazioni del Quirinale. A Palazzo Madama si comincia da martedì, e la sede sarà per così dire più “serena” per la possibilità di usare la ghigliottina contro l’ostruzionismo. Ma senza la chance di usare la fiducia che certamente il Governo uscente non potrà mettere come tappabuchi. Con quello nuovo di Renzi, poi, neppure ancora in carica.
Ma sarà soprattutto alla Camera – dove la tagliola dei tempi per i decreti non c’è per regolamento – che si consumerà lo scontro al calor bianco. Da domani tocca ripartire in aula col milleproroghe (già varato dal Senato), che scade mercoledì 26. Mentre appena due giorni dopo sempre a Montecitorio arriverà a scadenza lo stop al finanziamento pubblico ai partiti, congegnato in un modo che al quasi ex sindaco non piace più di tanto.
Che farà a quel punto la Boldrini davanti al prevedibile filibustering dei pentastellati? Imporrà d’autortà la mannaia dei tempi? E il nuovo Governo, se appena insediato, chiederà subito un’altra fiducia? Una via crucis che, sempre entro fine mese, riguarderà il decreto salva-Roma, altro terreno di facile vetrina per i pentastellati e i leghisti. Un primo assaggio al veleno per Matteo Renzi, in attesa delle curve più pericolose da affrontare nella giostra delle Camere con una maggioranza tutta da mettere alla prova.
Il Sole 24 Ore – 17 febbraio 2014