Sarà un giro di vite che fa tremare almeno un migliaio di presidenti, e direttori generali, e ancor più membri di cda. Tanti sono gli enti pubblici, infatti, che verranno interessati dalle nuove norme sulle incompatibilità che il governo sta per inviare alla firma del Capo dello Stato e su cui sarà chiesta la procedura d’urgenza in Parlamento.
A stretto giro, intanto, forse già con il consiglio dei ministri di domani, si conoscerà il nome del prossimo commissario dell’Inps. «Attendiamo il ritorno del presidente Letta – diceva ieri il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini – perché sono decisioni importanti che non riguardano solo l’Inps».
S’annuncia intanto un disegno di legge snello, che renderà immediatamente operative alcune incompatibilità «assolute» per chi è alla guida degli enti maggiori. Il resto sarà rinviato a regolamenti attuativi che il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D’Alia, emanerà nel giro di 90 giorni.
Si sanerà così, finalmente, sull’onda dell’affaire Mastrapasqua, una clamorosa «falla legislativa», per stare alle parole di Enrico Letta. Non è facilmente comprensibile, infatti, a meno di pensar male, il motivo per cui il presidente di un gigante quale l’Inps, che ha un fatturato di ben 700 miliardi di euro all’anno tra entrate e uscite, non dovesse sottostare alle regole della trasparenza che valgono per ministri, sottosegretari, amministratori di società partecipate. Ora si cambia, però. Perciò in futuro chi guida un ente pubblico, dal più grande al più piccolo, sarà tenuto a rendere pubblico sul sito internet la sua situazione patrimoniale e finanziaria, la dichiarazione dei redditi, ogni tipo di incarico, consulenze comprese, che possano dare adito a possibili conflitti di interesse.
Oltre a renderla pubblica, la radiografia dei patrimoni, dei redditi e degli incarichi sarà anche sottoposta al vaglio dell’Autorità nazionale anticorruzione. E così anche l’Europa sarà accontentata, dato che appena 24 ore fa Bruxelles ci chiedeva di rafforzare i poteri di quella negletta istituzione.
Il punto cruciale della norma in arrivo, però, riguarda le incompatibilità. Che toccheranno presidenti, direttori generali, membri di cda. Ovviamente, però, non avrebbe senso che le stesse regole siano applicate a enti diametralmente diversi. Troppo eterogenea è la lista dei mille enti pubblici, economici e non. La parola d’ordine nel governo è: graduazione.
«Come è naturale – spiega il ministro D’Alia – dovremo applicare dei parametri per stabilire quali enti siano di rilievo nazionale e quali no. Ne discenderanno regole diverse».
Da quel che si capisce, se per un presidente o per un direttore generale di un ente di primaria importanza sarà impossibile avere incarichi di qualsivoglia tipo, pubblici o privati, e forse si potrebbe fare una deroga solo per l’insegnamento universitario, è da stabilire quale possibile conflitto di interessi derivi dalla partecipazione di una società. Il presidente di Inail, Massimo De Felice, ad esempio, ha garantito di avere lasciato ogni altri incarico all’atto di assumere la carica, però è stato chiamato in causa per essere socio di Alef srl, una società di consulenza che assiste le maggiori aziende di assicurazione italiane.
La legge prevederà un regime di esclusività per enti pubblici nazionali in rapporto alle dimensioni, all’ambito (con particolare attenzione alle problematiche settoriali), alle competenze, al numero dei dipendenti, e infine alle risorse finanziarie gestite. Sarà prevista l’incompatibilità con l’esercizio in contemporanea di attività professionali o di consulenza. Ci sarà un termine perentorio non superiore a 20 giorni per la cessazione dell’incompatibilità. È prevista la decadenza dalla carica in caso di mancata rimozione degli ostacoli nei termini previsti.
La Stampa – 5 febbraio 2014