Per la prima volta la biologia sintetica è stata usata per produrre un vaccino: risultati positivi nell’uomo. Che cosa ha mostrato all’Oms di Ginevra? «Come ottenere un ceppo virale a migliaia di chilometri di distanza e con questo ceppo mettere a punto un vaccino sintetico in 5 giorni, anziché in 2-3 mesi»
«Star Trek» è la saga spaziale di un’astronave che viaggia ai confini dell’universo. Una delle diavolerie tecnologie di cui dispone l’Enterprise del comandante Kirk è il teletrasporto: un metodo rapido per trasferire esseri viventi e oggetti all’istante da un posto all’altro, anche a chilometri di distanza. L’immagine è quella di una dissolvenza del corpo dal punto di partenza (un’apparecchiatura simile a una doccia) e di un assemblamento nel punto di arrivo. Disgregazione e ricombinazione cellulare. Fantascienza, e tale resterà per molto. Anche se lo scienziato-manager Craig Venter a qualcosa di simile sta lavorando. Un progetto di teletrasporto della vita, il cui primo tassello è in un esperimento andato a buon fine. E di cui ha parlato all’Organizzazione mondiale della sanità.
VACCINO IN CINQUE GIORNI – Per ora virus e vaccini sono l’oggetto delle sue attenzioni. Così da arrivare a un vaccino anti-influenza aviaria prodotto in appena cinque giorni, contro i diversi mesi finora necessari. Craig Venter è lo scienziato americano che nel 2000, per primo, svelò il genoma umano virtualmente, anticipando di qualche anno la codifica reale del puzzle da parte del consorzio internazionale finanziato per tale progetto. E che poi, qualche anno dopo, stupì il mondo annunciando la creazione della prima cellula artificiale. «È la biologia sintetica» dice. Che cosa ha mostrato all’Oms di Ginevra? «Come ottenere un ceppo virale a migliaia di chilometri di distanza e con questo ceppo mettere a punto un vaccino sintetico in 5 giorni, anziché in 2-3 mesi». Il racconto: il giorno di Pasqua 2013 è stata pubblicata su internet dalla Cina la sequenza dei due antigeni di un virus potenzialmente pandemico: l’H7N9, che sta ancora colpendo nel colosso asiatico uomini e pollame.
I GENI DEL VIRUS – Normalmente il virus viene mandato dalla Cina a un centro come i Centers for disease control (Cdc) di Atlanta dove, in alcune settimane di lavoro, viene passato nelle uova e coltivato. Con 2-3 mesi di lavoro si arriva a un virus selezionato ad hoc, che viene consegnato ai produttori di vaccini. La parola a un italiano che di vaccini è intellettualmente leader internazionale: Rino Rappuoli, responsabile globale della Ricerca Novartis vaccines and diagnostics. È il produttore. Il racconto continua. «Questa volta grazie a Venter le cose sono andate in modo molto diverso – dice Rappuoli -. Il lunedì di Pasqua, a partire dai dati pubblicati online, Venter ha sintetizzato i due geni del virus, spedendoli dalla California al nostro laboratorio di Boston. Il martedì questi geni sono stati messi in una cellula, e venerdì si sono viste le prime placche. Sabato il ceppo era pronto per fare il vaccino». Cinque giorni di lavoro in tutto. Testimoni dell’esordio concettuale del teletrasporto biologico. Per ora invio di ordini per fare una copia, un clone. Come dire creare una copia reale a migliaia di chilometri di distanza. Ma la suggestione si accende e, per quanto riguarda pandemie e vaccini, ha infiammato gli esperti Oms. E l’Italia, con Rappuoli, è tra i protagonisti del progetto.
BIOLOGIA SINTETICA – Continua Venter: «È stato emozionante ed è vero. Per la prima volta la biologia sintetica è stata usata per produrre un vaccino, che poi è stato utilizzato nell’uomo e ha dato risultati positivi. È l’inizio del teletrasporto della vita». Testimone Rappuoli: «Siamo stati molto orgogliosi dei risultati e li abbiamo presentati all’Organizzazione mondiale della sanità, dove sono rimasti molto colpiti. In futuro, in caso di pandemia, da un campione ‘virtuale’ si potrà ottenere rapidamente un vaccino, senza dover isolare il virus e doverlo spedire in giro per il mondo». Un risvolto di una notevole importanza perché anche per la sicurezza e per i timori terroristici. Spiega Venter: «Si riducono in un colpo solo i rischi biologici, i problemi produttivi e i tempi necessari per arrivare a un siero». E Rappuoli: «Occorreranno ancora degli anni, ma questo è il futuro».
Corriere della Sera – 31 gennaio 2014