Ormai il dado è tratto: con il «decreto milleproroghe»: dal primo luglio 2014, come sancito dall’emendamento approvato qualche giorno fa, in sede di conversione, dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, produrre mozzarella dop serviranno impianti dedicati. Tra sei mesi la mozzarella di bufala campana Dop e tutti i i sottoprodotti o derivati della stessa materia prima, inclusa la ricotta, potranno essere realizzati solo in «stabilimenti esclusivamente dedicati a tali produzioni».
E di conseguenza, in tali impianti sarà «vietata la produzione di altri tipi di formaggi o preparati alimentari». Ma anche soltanto «la detenzione e lo stoccaggio di materie prime e cagliate diverse da latte e cagliate bufaline idonee alle lavorazioni di cui al precedente comma 1 e ad esse esclusivamente dedicate».
È il risultato dell’entrata in vigore del decreto varato lo scorso anno dal ministro delle Politiche agricole,Mario Catania, in attuazione della legge n. 205 del 30 dicembre 2008, che — all’articolo 4 quinquiesdecies — stabiliva appunto il principio degli stabilimenti di produzione «separati» per la mozzarella di bufala campana Dop e per gli altri formaggi o preparati alimentari. Una norma attesa ed auspicata dagli allevatori bufalini ma fortemente contrastata dal Consorzio di tutela della mozzarella Dop. Tanto che qualche giorno fa, il direttore del Consorzio, Antonio Lucisano, ha affermato senza giri di parole: «Se dovesse passare definitivamente questa legge voluta dall’ex ministro leghista Luca Zaia, che rischia di distruggere l’intero comparto e di avvantaggiare le multinazionali che producono formaggi freschi di qualità inferiore, molti produttori sceglieranno di non produrre più la Dop. E per gli allevatori di bufale campane sarà un dramma». In realtà, nella genesi del provvedimento l’ex ministro Zaia ha avuto un ruolo assai marginale: il principale artefice fu, invece, il deputato napoletano Paolo Russo (Forza Italia), all’epoca presidente della commissione Agricoltura: «La norma — spiega — è il risultato di una lunghissima istruttoria che coinvolse tutte le rappresentanze della filiera, le categorie, il mondo accademico. C’era la necessità di dare una risposta forte e di proteggere la filiera, l’intera filiera. Il Parlamento si trovò concorde con questo tipo di soluzione, apparsa come l’unica realmente efficace: di fatto, il decreto di Zaia non fece altro che recepire un provvedimento che era stato approvato all’unanimità nella mia commissione. Ed anche in sede di conversione, i voti contrari furono pochissimi. Anche perché, per dare ai trasformatori il tempo necessario per adeguarsi, prevedemmo l’entrata in vigore solo a partire dal primo gennaio 2013».
Il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop associa oggi un centinaio di produttori(93, secondo il sito web), che realizzano un fatturato complessivo da più di 500 milioni di euro, con una quota di export che si aggira intorno al 25 per cento. Ma un dato, soprattutto, è illuminante: il 65 per cento di questo volume d’affari è realizzato dai primi dieci, per dimensione.
Il Corriere del Mezzogiorno – 31 gennaio 2014