Quattro Regioni complessivamente eccellenti (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Umbria), otto con performance complessive mediamente accettabili e nove con performance complessive progressivamente peggiori con dentro tutto il Sud più Bolzano e il Lazio. I risultati del progetto
Questi i risultati del progetto «Una misura di performance dei Ssr», presentato questa settimana a Roma dal Consorzio per la ricerca economica applicata in Sanità (Crea Sanità), promosso dall’Università di Roma Tor Vergata e dalla Fimmg e realizzato grazie al contributo incondizionato e alla partnership di un gruppo di aziende del settore, nonché della competente disponibilità di un qualificato panel di esperti.
Obiettivo del progetto: realizzare un esperimento di “ingegneria sociale” sviluppando una metodologia per misurare la soddisfazione sulle politiche e sugli esiti clinici e sociali dei Ssr, incorporando e mediando la visione di differenti stakeholder.
Nel dettaglio: per gli “utenti” i Ssr umbro e toscano recuperano due posizioni diventando rispettivamente secondo e quarto, mentre restano stabili come fanalini di coda Calabria, Sicilia e Puglia. Stabilità in testa e in coda alla classifica anche nella valutazione delle professioni sanitarie: prime tre Emilia, Veneto e Friuli Venezia Giulia; ultime tre Calabria, Sicilia e Puglia. Prospettiva diversificata per l’industria medicale: prime Emilia, Piemonte e Valle d’Aosta; ultimi posti come da copione.
E così via. In un panorama in cui – per un valore teorico di 1 per il sistema ottimale e di 0 per il sistema peggiore – la misura stimata oscilla da un massimo di 0,95 (associato al Ssr dell’Emilia Romagna) a un minimo di 0,52 (associato alla Regione Puglia).
A dodici Ssr è associata una misura di performance superiore a 0,80; ai Ssr di Molise, Bolzano, Sardegna e Basilicata un valore superiore a 0,71, mentre per cinque territori (Campania, Lazio, Calabria, Sicilia e Puglia) il valore è inferiore a 0,70. In una classifica che vede il Ssr emiliano costantemente in cima alla scala di valori di tutti gli interpellati.
«La misura della performance complessiva – spiegano Daniela d’Angela e Federico Spandonaro del Crea Sanità, responsabili del progetto – ottenuta posto il valore teorico di 1 per il sistema “ottimale” e il valore 0 per il sistema “peggiore”, oscilla da un massimo di 0,95 a un minimo di 0,52: il primo valore è associato al Ssr dell’Emilia Romagna e il secondo a quello della Regione Puglia. A dodici Ssr è associata una misura di performance superiore a 0,80; ai Ssr di Molise, Pa di Bolzano, Sardegna e Basilicata un valore maggiore a 0,71; e a cinque quali Campania, Lazio, Calabria, Sicilia e Puglia, un valore inferiore a 0,70. Se l’Emilia Romagna conserva anche nelle diverse prospettive, la prima posizione, le altre posizioni cambiano, a volte anche significativamente: a esempio la Puglia “cede” l’ultima posizione secondo la prospettiva del “Management aziendale”, delle “Istituzioni” e dell'”Industria medicale” rispettivamente a Lazio, Calabria e Sicilia, mentre gli “Utenti” premiano di più Umbria e Toscana.
L’esercizio, in conclusione, dimostra che per garantire l’accountability, tale principio va applicato anche ai metodi di valutazione adottati; risulta fondamentale garantire la trasparenza del sistema di valori (che è sottostante a qualsiasi valutazione), nonché rappresentare democraticamente le varie istanze, e quindi le diverse priorità, degli stakeholder che compongono il tessuto sociale».
Il Sole 24 Ore sanità – 21 gennaio 2014