Padre Renzo la mette così: «Quando Dio ha creato gli animali, una volta finito, ha detto: è una cosa buona. E se la cosa è buona per Dio, può non esserlo per noi?». Non stupisce, dunque, la «chiamata» di padre Renzo: ieri pomeriggio, alla parrocchia di San Camillo De Lellis, una quarantina di persone si è presentata con il cane al guinzaglio, in vista della benedizione dell’animale.
Bestie e padroni sono però rimasti fuori, per paura di sgraditi ricordini. Poco male: di spazio, sotto l’atrio coperto della Chiesa, ce n’era. E poi, la motivazione del cane- raduno era legata al calendario ufficiale della Chiesa: venerdì si commemorava Sant’Antonio Abate, detto anche «il Grande», «Anacoreta», «d’Egitto» o «del deserto»; un eremita egiziano vissuto 1.700 anni fa nonché patrono degli animali domestici. In genere, è raffigurato accanto a un maiale che reca al collo una campanella. Per padre Renzo, le cose sono semplici: «Gli animali fanno parte della nostra vita, e in particolare di quella di coloro che hanno bisogno di compagnia».
Perciò ha invitato i fedeli, nel corso della celebrazione, a recitare la «preghiera del cane», che fa così: «O signore di tutte le creature, fa che l’uomo, mio padrone, sia fedele agli altri uomini come io gli sono fedele». Che, secondo padre Renzo, significa: «Sii fedele a te stesso, sii uomo»; ma anche: «se uno ama gli uomini, ama gli animali». Comunque sia, «non risultano altri casi di benedizioni di animali nel Padovano ». Un evento apri- pista. «Non che me ne importi qualcosa, di quello che fanno gli altri. Io l’ho fatto perché mi sembra giusto. E previsto anche nel Benedizionale». Che è un libro rosso che illustra la liturgia cattolica secondo il rito romano. Insomma, tutto in regola. Non fa una piega. «Non ho fatto – termina padre Renzo – niente di speciale. Noto solo che ieri c’era più gente del solito». Un successo. La pensano così anche i padroni dei cani convenuti per la benedizione. Secondo Giorgia, che portava al guinzaglio Maya, un golden retriever di nove mesi, «se facciamo benedire le case dove abitiamo, possiamo non far benedire i nostri cani? E poi, tutti hanno notato che durante la recita della preghiera del cane, gli animali non abbaiavano». E’ un segno. Per Maria Rosa, che portava Asia, un labrador di 10 anni, «finalmente qualcuno ha pensato a loro, i nostri fedeli amici». Per Leonarda, infine, proprietaria di Coffee, un cocker nero di quattro anni, si è trattato di «una bella iniziativa. D’altra parte, gli animali hanno un’anima, come noi. E’ il loro linguaggio, mimico, è molto simile al nostro».
18 gennaio 2014