La delibera è all’ordine del giorno oggi in giunta a palazzo Balbi. E tutto fa presagire che avrà la firma del direttore generale di sanità e sociale, Domenico Mantoan. Disco verde, dunque, al riparto 2013 dei fondi della non autosufficienza: 721 milioni (cifra forse revedibile) erogati alle Ulss venete per integrare rette nelle case di riposo, assegni di cura domiciliare ad anziani e disabili.
Remo Sernagiotto ha vinto la battaglia con il superdirigente, che durava da settembre, caso senza precedenti in Regione. I bene informati dicono che le pressioni su Mantoan, che non l’aveva firmata sin da settembre e nemmeno nella fatidica giunta del 30 dicembre, siano state fortissime. Come se non bastasse la minaccia di azioni legali dall’assessore forzista. Irremovibile, Mantoan: alla fine, come Garibaldi, ha dovuto dire «obbedisco». Ma la partita potrebbe non finire qui . La delibera passerà come «CR»: andrà in Consiglio, e dunque in Commissione per tornare in Giunta. Il caso, da tecnico-amministrativo, diventa da oggi squisitamente politico. Si è parlato di uno stanziamento da 6 milioni voluto da Sernagiotto per le fattorie sociali, pilastri di progetti di recupero e riabilitazione dei disabili; di altre erogazioni a pioggia, nell’anno che porta alle europee, dove Sernagiotto è già candidato annunciato per il partito di Berlusconi. Sul piano tecnico, la delibera 154/ 2012, che stabiliva i riparti 2013 e 2014, che dunque per molti non potevano più esser toccati, ma casomai gestiti tecnicamente dalle Usl. E su questa connotazione tecnica ha insistito fino all’ultimo Mantoan, paladino del rigore. Ma Sernagiotto – su cui nel frattempo montano i mal di pancia in maggioranza, per la promozione del fedelissimo dirigente Modolo – ha rivendicato fino in fondo la sua autonomia politica e decisionale. L’assessore di Fi l’ha spuntata sul supertecnico di Zaia e sul collega Coletto, leghisti. Ma anche le opposizioni mordono il freno, a cominciare dal Pd: «Il riparto andava approvato entro il 2013, la giunta viola la legge», attacca il padovano Claudio Sinigaglia, annunciando un’interrogazione, «la giunta peraltro crea ulteriore incertezza e disagio a chi è già in condizioni di fragilità. Le Ulss non sanno ancora quanti soldi possono trasferire alle case di riposo, ai centri diurni , alle comunità residenziali e della domiciliarità. E il fondo è di 694 o di 735 milioni? E dove sono finiti i 21del fondo nazionale? Non vorremmo servissero ad appianare i buchi di bilancio». «Finalmente avremo qualche elemento certo, in primis le cifre», dichiara il Pd Graziano Azzalin «quel che è successo è inaudito: nel vuoto di legge c’è chi ha usato i fondi e chi no, ma è inammissibile che su una materia come questa regni l’incertezza. Il sociale non deve sottostare a clientele, tantomeno alle ombre di campagne politiche per le europee»
Il Mattino di Padova – 14 gennaio 2014