Versamenti della Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili, non prima di giugno. Per tutti. Il governo, che si riunirà domani per fare un punto sul nodo ingarbugliato dei pagamenti sulla casa e elaborare l’emendamento da presentare al decreto Imu-Bankitalia, sarebbe orientato a rinviare il pagamento della nuova tassa alla seconda parte dell’anno per evitare che ogni Comune fissi la propria.
Una decisione che giunge dopo le polemiche createsi intorno alla sovrapposizione di pagamenti vecchi (la mini-Imu: la seconda rata della vecchia tassa sulla prima abitazione) e nuovi (la Tasi che è parte insieme alla Tari, tassa rifiuti, della Iuc, l’imposta unica comunale).
Nella stessa riunione dovrebbe essere presa una decisione sull’aliquota massima della Tasi, fissata dalla legge di Stabilità al 2,5 per mille sulla prima abitazione e al 10,6 per le seconde. I Comuni, protestando perché il taglio dei trasferimenti più le nuove aliquote determinano un calo delle risorse di oltre un miliardo che rende impossibile concedere detrazioni, si aspettano che il governo elevi il tetto di un 1 per mille almeno per la prima aliquota, determinando un incasso di almeno 800 milioni. Malgrado il pressing dell’associazione dei Comuni (Anci), l’esito non è scontato e l’aumento potrebbe ricondursi solo a un mezzo punto, con un aumento dell’aliquota sulla prima casa dal 2,5 al 3 per mille. Non ci sarebbe molto da fare invece per la mini-Imu, il cui pagamento è stato fissato dalla legge di Stabilità al 24 gennaio prossimo per i contribuenti che hanno casa in un Comune che nel 2013 abbia applicato un’aliquota Imu superiore a quella standard del 4 per mille. L’idea di non fare pagare ai contribuenti il previsto 40% della differenza tra quanto dovuto applicando la maggiore aliquota e quanto si sarebbe dovuto pagare applicando quella base, non regge alla prova dei conti pubblici. Ai Comuni che auspicano la cancellazione della mini-Imu per non gravare sui contribuenti, il governo potrebbe proporre di rimborsarla detraendola dalla Tasi.
Intanto le polemiche sul carico fiscale sugli immobili proseguono: Confedilizia ieri ha annunciato che il Comitato di presidenza sarà riunito nei prossimi giorni per decidere come «scongiurare l’ulteriore aumento di un miliardo e mezzo di euro della pressione fiscale immobiliare rispetto a quella già fissata dalla legge di Stabilità», insomma il ventilato aumento delle aliquote Tasi. Secondo l’associazione, l’aumento della tassazione immobiliare risulta pari al 159 o al 193%, rispetto al 2011 (Ici), a seconda che i Comuni applichino le aliquote minime o massime della Tasi. Il gettito delle imposte immobiliari sarebbe di conseguenza di 23 o 27 miliardi già prima del possibile nuovo aumento e queste somme salirebbero a 38,2 o a 42 miliardi, comprendendovi la nuova tassa rifiuti, così che la tassazione del settore immobiliare corrisponderebbe, nell’ipotesi più bassa, al 2,4% del Pil, anche escludendo le minori imposte locali ed erariali. Confedilizia minaccia, come ritorsione, di applicare ai contratti di locazione concordati un aumento del canone pari a quello della pressione fiscale intervenuta dalla data di stipula dei contratti. Ma viene ventilata anche l’autosospensione dei rappresentanti di Confedilizia da tutte le commissioni pubbliche di cui fanno parte.
Antonella Baccaro – Corriere della Sera – 6 gennaio 2014