di Goffredo Pistelli, ItaliaOggi. L’hanno già chiamata la guerra della disabilità, quella che sarebbe scoppiata in Veneto fra il governatore leghista Luca Zaia e il suo assessore al Sociale, il forzista Remo Sernagiotto. Il condizionale è d’obbligo perché in molti, in maggioranza, buttano acqua sul fuoco. A cominciare al forzista che preside la commissione Sanità, Leonardo Padrin che al Corriere Veneto ha dichiarato trattarsi di «un piccolo malinteso contabile che si risolverà in poco tempo».
I fatti però avvalorano la tesi di uno scontro fra i due, per l’uso dei oltre 735 milioni di fondi per la non autosufficienza a fronte dell’anno 2013, già in grave ritardo. A generare le polemiche è stato proprio il blocco nella giunta del 30 dicembre scorso del piano di ripartizione dei fondi predisposto appunto da Sernagiotto: alla sua proposta di delibera mancava infatti la firma del segretario della Sanità, Domenico Mantoan, una figura di supermanager voluto dallo stesso Zaia per sovrintendere ai conti del settore socio-sanitario, dal cui vaglio tecnico devono infatti passare le delibere di Sernagiotto e dell’assessore alla Sanità, Luca Coletto, tosiano di ferro.
Secondo alcuni bene informati, i vertici regionali temerebbero una manovra elettoralistica di Sernagiotto, sicuro candidato alle europee di maggio: ripartire una cifra importante come quella, che comprende 40mila assegni per il sostegno domiciliare ai malati e anziani non autosufficienti curati a casa, ma anche rette per quelli accolti nella residenza sanitarie assistite o nei centri specializzati, potrebbe essere un formidabile volano di consenso. Ufficiosamente, a quanto riportato dal medesimo quotidiano, le regioni della mancata firma del supermanager, che si trincera dietro un no-comment «per me parla Zaia» ha detto, sarebbero tutte tecniche: l’assessore prevederebbe lo spostamento di cifre ormai impegnate e talvolta anche spese dalle relative Usl, insomma sarebbe una manovra tecnicamente impossibile. Sernagiotto, ovviamente, non ci sta e rivendica il livello politico delle scelte in questione. Imprenditore sceso in campo con la «rivoluzione liberale» promessa da B. nel 1994, recordman di preferenze nella Marca trevigiana, sua terra nativa (e di Zaia), Sernagiotto ha persino incaricato un avvocato di Treviso di valutare gli estremi di un’azione legale contro Mantoan.
Già messo sulla graticola un mese fa quando si scoprì che si trovava negli uffici dell’assessorato con una pistola nella cintola, regolarmente detenuta, «Remo coperton» come viene chiamato per via dei pneumatici che vende, protesta vibratamente.
«Ho a disposizione 721 milioni», ha scandito Sernagiotto, «che è la dotazione iniziale per la non autosufficienza, cui va tolto l’1% per la spending review e aggiunti 21 milioni, arrivati dal fondo straordinario nazionale. In una delibera unica ho stabilito come ripartire i fondi». L’opposizione ci va ovviamente a nozze. Il consigliere piddino Claudio Sinigaglia, vicepresidente della commissione Sanità, non ha usato giri di parole: «L’incredibile conflitto tra assessore e dirigente del settore sociosanitario sta penalizzando i cittadini più deboli e più fragili, in particolare i disabili gravi», ricordando che la legge regionale, la numero 30 del 2009, prevede che la ripartizione avvenga entro il 31 dicembre di ogni anno e soprattutto prevede che sia il Consiglio a ripartire quei fondi. «La spesa sociale», ha rincarato la dose Sinigaglia, «non può diventare terreno di scontro politico o camera di compensazione per operazioni di bilancio». E il padovano Antonio De Poli, senatore Udc ma in precedenza anche assessore veneto al Sociale, ha attaccato a capo basso, via Twitter: «Non ci interessano i conflitti in giunta, ma tutelare i più deboli».
Si attende che Zaia chiarisca. E decida, dato che ne ha il potere. Anche perché i forconi veneti, ritiratisi per le festività, ma già pronti a tornare sventolando l’aumento delle tariffe autostradali, potrebbe agitare anche questo argomento di protesta.
5 gennaio 2014