Immobili, il tetto alla Tasi resta al 2,5 per mille. Meno imposte sul lavoro fino a 28 mila euro. Per tagliare ancora arriva il fondo con i frutti della spending review e della lotta all’evasione
Ma alla fine qual è il succo di questa legge di Stabilità? E come è cambiata lungo il suo viaggio in Parlamento, che domani si dovrebbe chiudere alla Camera per poi tornare con un passaggio lampo al Senato? Il taglio del cuneo fiscale, il peso delle tasse sul lavoro, si è concentrato sui redditi più bassi, quelli fino a 28 mila euro lordi l’anno. Ma il famoso intervento aggiuntivo, richiesto da più parti, si limita a un fondo nel quale dovrebbero arrivare i frutti della spending review e della lotta all’evasione fiscale, sempre che non ci siano altre «priorità di equità sociale o impegni inderogabili». Una promessa non facile da mantenere visti i tempi.
Per l’imposta sulla casa principale il tetto massimo alla tassa sui servizi indivisibili (Tasi) non è sceso dal 2,5 per mille all’1 per mille, come pure si è provato a fare. Il risultato è che l’anno prossimo la nuova Iuc dovrebbe essere in media meno cara dell’Imu pagata nel 2012, grazie alla detrazioni al momento finanziate per un solo anno. Ma nel 2015, quando le detrazioni verranno meno, si tornerà sugli stessi livelli. I sindaci protestano ma per il ministero dell’Economia non ci sarà alcun aggravio. Almeno in media perché, come ricorda lo stesso ministero, «l’effetto sui singoli contribuenti dipende dalle modalità specifiche di applicazione delle aliquote e delle detrazioni, che sono lasciate all’autonoma determinazione dei Comuni». Su cuneo e casa di più non è stato fatto anche perché una parte delle risorse aggiuntive sarebbe dovuta arrivare dalla web tax che, dopo lungo tira e molla, alla fine è stata smontata quasi del tutto. Restano, invece, una cinquantina di contributi a pioggia, dai mondiali di pallavolo femminile ai virtuosi di Verona, fino all’Orchestra del Mediterraneo.
Casa. Il prelievo spunta ancora nel 2014
Nel 2012 l’Imu sulla prima casa poteva oscillare da zero a un massimo dello 0,6%, nel 2013 non si è pagata (mini Imu a parte), ma nel 2014 la tassa tornerà, con un altro nome: Tasi. E con aliquote che potranno andare da zero (grazie alle detrazioni per 500 milioni che i Comuni articoleranno) allo 0,25%. Un tetto che non è previsto nel 2015, quando verranno meno anche le detrazioni e la Tasi potrà oscillare da un minimo dello 0,1 a un massimo dello 0,6%. Per le seconde case concesse in locazione in pratica non cambierà niente: tra Imu e Tasi il prelievo del 2014 e del futuro oscillerà da un minimo dello 0,46% a un massimo dell’1,06%. L’unica differenza riguarda le seconde case, non locate e ubicate nello stesso Comune della casa d’abitazione, con l’ Irpef sul 50% del loro reddito fondiario.
Tasse. Tobin tax, nessuna modifica
Anche se alleggerita, resiste la web tax . L’obbligo di avere un partita Iva in Italia non riguarderà più il commercio online , come nella formulazione iniziale, ma la pubblicità e il diritto d’autore. Viene eliminato il bollo fisso da 34 euro e 20 centesimi sulle comunicazioni finanziarie, che penalizzava i piccoli risparmiatori, ma l’imposta sale dall’1,5 al 2 per mille. Niente da fare, invece, per le modifiche alla Tobin tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie che finora non ha dato i risultati sperati in termini di gettito. Su richiesta del governo è stato ritirato l’emendamento che abbassava l’aliquota della tassa ma ne estendeva l’applicazione a tutti gli strumenti con l’eccezione dei titoli di Stato.
Pensioni. Torna il contributo di solidarietà
Torna il contributo di solidarietà, a carico delle pensioni più alte. Sarà progressivo e cioè pari al 6% per la parte eccedente i 90.168 euro lordi l’anno, del 12% sopra i 128.811, per poi arrivare al 18% al di sopra dei 193.217 euro lordi l’anno. Il contributo è stato esteso ai vitalizi dei politici. Viene allentato il blocco dell’adeguamento degli assegni al costo della vita. La cosiddetta perequazione sarà al 100% per i trattamenti fino a tre volte il minimo (1.486,29 euro lordi al mese), al 90% per gli assegni fino a 4 volte, al 75% fino a 5 volte, al 50% fino a sei volte, mentre resterà bloccato sopra questa soglia, pari a 2.972,58 euro lordi al mese. Salvaguardati altri 17 mila esodati, con una spesa di 950 milioni di euro fino al 2020.
Enti locali. Aziende, le perdite vanno coperte
La legge di Stabilità ha cancellato l’obbligo di dismissione, da parte degli enti locali, delle società partecipate (previsto dal 2010 e sinora rinviato). Viene introdotto invece l’obbligo, a partire dal 2015, per le amministrazioni locali facenti parte del conto economico della Pubblica amministrazione, di accantonare, nel caso in cui le loro aziende, istituzioni o società partecipate presentino un risultato di esercizio o saldo finanziario negativo, cifre di pari ammontare rispetto alle perdite, che verranno rese di nuovo disponibili soltanto se ci sarà un ripiano effettivo delle perdite. Tra le società in questione ci sarebbero anche quelle affidatarie in house , anche se un comma inserito al Senato sembrerebbe volerle escludere.
Cuneo Fiscale. La detrazione Irpef di 978 euro
Il taglio del cuneo fiscale viene diviso in due fasi. C’è subito un intervento sui dipendenti, concentrato sui redditi fino a 28 mila euro lordi l’anno con una detrazione Irpef di 978 euro. Per tagli ulteriori viene poi creato un fondo alimentato dalla spending review e dalla lotta all’evasione fiscale ma al netto di quanto servirà per «esigenze prioritarie di equità sociale e impegni improrogabili». Andrà diviso a metà fra le imprese, sotto forma di taglio dell’Irap, e lavoratori più pensionati. Vengono poi rifinanziati sia la cassa integrazione sia i contratti di solidarietà, mentre si avvia la sperimentazione del contratto di ricollocazione, per aiutare a trovare un lavoro chi lo ha perso, chiamando in causa le agenzie private.
Spesa pubblica. Al voto solo di domenica
C’è qualche misura per contenere i costi della politica, come il fatto che si voterà solo di domenica senza allungarsi fino a lunedì. E qualcosa in più per ridurre la spesa nel settore del pubblico impiego, come il blocco delle indennità di vacanza contrattuale, la riduzione delle indennità di servizio all’estero, la proroga delle limitazioni al turnover . Per la spesa corrente dei ministeri c’è solo un piccolo taglio, 152 milioni nel 2014. Mentre resta la «minaccia» del taglio alle agevolazioni e detrazioni fiscali per 3 miliardi nel 2015, se le stesse risorse non saranno trovate attraverso gli interventi di riduzione della spesa pubblica affidati al commissario alla spending review .
a cura di Lorenzo Salvia – Corriere della Sera – 19 dicembre 2013