Il possibile impatto Non dovranno essere restituiti i 2,2 miliardi incassati dal 1997 a oggi. Il ricorso alla Corte costituzionale sollevato dalla Corte dei Conti potrebbe smontare il disegno di legge di riforma del finanziamento pubblico ai partiti. Mettendo a rischio, dall’anno prossimo fino al 2016, nel complesso 136,5 milioni previsti per le forze politiche dal disegno di legge di riforma in discussione in parlamento.
Nel contestare le cinque leggi in materia (la 2/1997, la 157/1999, la 156/2002, la 51/2006 e la 96/2012) il procuratore generale del Lazio, Raffaele De Dominicis, venerdì ha evidenziato come queste norme siano in palese violazione dell’esito del referendum del 1993 che ha abrogato, con il 90,3% di sì, il finanziamento pubblico ai partiti. Ma non basta: De Dominicis ha puntato il dito contro le detrazioni fiscali per le donazioni effettuate dai privati (previste dall’ultima legge, la 96 del 2012) definite comunque «una forma di contribuzione indiretta».
Se anche la Corte costituzionale dovesse dare ragione ai rilievi del magistrato contabile, non corrono comunque rischi i 2,2 miliardi incassati dai partiti dal 1997 al 2013 («quei soldi non sono stati incassati illegittimamente, ma in base a una legge dello stato», spiega un ex presidente della Consulta). A rimanere nelle casse statali potrebbero però essere 136,5 milioni (54,6 milioni nel 2014, 45,5 nel 2015 e 36,4 nel 2016) di finanziamento diretto pubblico ai partiti previsto, come regime transitorio, dal disegno di legge ancora in discussione in parlamento. Una bella grana per il governo, visto che il testo sta avanzando a passo di lumaca per i contrasti tra i partiti (Sel e la sinistra del Pd che vorrebbe mantenere forme di contributo pubblico, anche indiretto, e l’ex Pdl e i renziani favorevoli invece a cancellare ogni forma di sostegno pubblico).
Il disegno di legge presentato alla Camera dal Governo lo scorso 5 giugno ha avuto il via libera dalla Camera solo il 16 ottobre ed è stato assegnato alla commissione Affari costituzionali del Senato lo scorso 30 ottobre (dove ancora non è stato esaminato). Il testo punta a spostare dallo Stato ai privati il finanziamento dei partiti: con il sistema del 2 per mille e con la regolamentazione delle donazioni private. Tuttavia (fatti comunque salvi i 91 milioni del 2013), è previsto un regime transitorio da qui al 2016 dove viene ancora mantenuto un sistema decrescente di finanziamento diretto pubblico ai partiti.
Inoltre, chi donerà soldi ai partiti godrà di detrazioni al 37% tra i 30 euro e i 20mila euro, al 26% tra i 20mila e i 70mila euro. Un meccanismo che secondo il procuratore De Dominicis è comunque una forma di contribuzione indiretta.