di Filippo Tosatto. Lo scisma pidiellino investe il Consiglio del Veneto dove la coabitazione tra i sostenitori di Angelino Alfano e i fedeli di Silvio Berlusconi si rivela problematica.
«Vogliamo mantenere l’unità del gruppo, magari articolata tra i consiglieri del Nuovo centrodestra e quelli di Forza Italia, non mi nascondo le difficoltà ma credo che, pur nella dialettica, sia possibile continuare a lavorare insieme», fa sapere lo speaker Dario Bond che in queste ore, insieme al vice Piergiorgio Cortelazzo, sta sperimentando ogni tentativo per scongiurare una scissione in aula. Acrobazie complicate, anche se il veterano Carlo Alberto Tesserin sfoggia ottimismo («Non ci sarà rottura») e i numeri confortano gli alfaniani, che sopravanzano i rivali – 13 a 4, le stime provvisorie – sia tra i banchi della giunta che in assemblea regionale mentre tra i parlamentari i rapporti di forza potrebbero capovolgersi.
Vano chiedere pronostici a Marino Zorzato. Piuttosto che sbilanciarsi, il proconsole di Alfano si farebbe mozzare lingua: «Chi lo sa cosa succederà, siamo in una situazione simile a quella del 1993, alla vigilia della discesa in campo di Berlusconi. Tra un paio d’anni gran parte delle forze politiche attuali non ci sarà più, concentriamoci sul nostro compito amministrativo», riflette serafico; e nel frattempo, fa incetta di assessori cementando il nuovo partito nelle stanze dei bottoni. È il vice di Luca Zaia, già, e il governatore leghista ricambia il lealismo con un assist indiretto quanto inequivocabile: «Se qualcuno pensa di mettere in discussione il programma e gli impegni che ci siamo assunti con i veneti per contrattare con il bilancino nuove maggioranze o rimpasti, sappia che per quanto mi riguarda c’è solo una strada: si va a votare», il messaggio.
Sul fronte opposto figura Leonardo Padrin, il combattivo presidente della commissione sanità: deluso dal Pdl, ne aveva cancellato il simbolo dal suo sito, ora ha issato la bandierina tricolore di Forza Italia, accompagnata da un’esternazione più seria che faceta: «Falchi, colombe ma anche tanti polli. Meglio gruppi distinti, in caso contrario, ci sarà sempre il sospetto che qualcuno stia recitando la parte. Problemi per la maggioranza? Non credo proprio. Ma è indispensabile differenziarci: restando tutti insieme si creerebbero altri equivoci».
Sulla stessa linea, l’assessore Remo Sernagiotto e i consiglieri Davide Bendinelli e Mauro Mainardi. In un videomessaggio, Padrin si rivolge agli elettori invitandoli al meeting forzista convocato il 2 dicembre al Crowne Plaza di Padova. Poi ripercorre i retroscena dell’implosione: «Hanno deciso di sostenere il Governo a prescindere da quello che fa, non so da quanto tempo lavorassero a questo disegno, vadano pure, se possibile eviteremo conflitti ma non accetteremo mai un esecutivo che inasprisce la tassazione ed esclude una parte dei cittadini a vantaggio di altri. Da parte mia, sto ritrovando entusiasmo e valori che si erano smarriti». Chi morde il freno dall’Antartide, dove si trova in visita alla base scientifica italiana tra i ghiacci, è Giancarlo Galan: «Il marchio di Forza Italia è come la Nutella, non delude mai. Sono ansioso di tornare a fare politica a fianco di Silvio Berlusconi anche se rimpiangerò la compagnia dei pinguini: sono i più fedeli tra gli animali, l’antitesi di Alfano, Cicchitto e compagnia bella».
Non solo battaglia di parole. Le grandi manovre investono poltrone e risorse, con gli occhi puntati alle elezioni amministrative e a quelle europee. Berlusconi è finito e gli irriducibili ricordano i gerarchi di Salò, pungono gli uni. Alfano è la fotocopia sbiadita di Fini e seguirà lo stesso destino, ribattono gli altri. Ma non doveva essere il partito dell’amore?
Il Mattino di Padova – 20 novembre 2013