Da una ricerca di Linkedin emerge come padri e madri diano grande importanza a stabilità e remunerazione. I figli aspirano a occupazioni nel settore sanitario e nell’imprenditoria, i ruoli legati ai sogni e alla passione, come lo sport o il sociale, vengono dopo. Un genitore su tre ammette di non capire in cosa consista la mansione della prole
ROMA – E’ un mito che resiste alla crisi, alla disoccupazione giovanile e all’ondata di precariato che sta invadendo anche il settore sanitario: non c’è nulla da fare, i genitori sognano il figlio dottore. Il medico resta la professione più amata dalle famiglie italiane, che continuano a sperare nell’arrivo in casa di un camice bianco. E se con l’anatomia non c’è alcun feeling, resta la speranza del figlio imprenditore.
Quindi è in ospedale o in azienda che i genitori vedono il futuro della loro prole: il 22 per cento punta sul figlio dottore, il 20 sull’uomo d’industria. Molti sono attratti anche dal settore finanziario (13 per cento) e in diversi casi (7 per cento) – forse anche grazie alla sovraesposizione televisiva della professione – non dispiace nemmeno l’idea del figlio chef.
Speranze che i ragazzi condividono solo in parte: nella top ten delle professioni più amate dai figli, ai primi due posti, infatti, ci sono sì quella del dottore e dell’imprenditore (pur se in posizione inversa: 16 e 20 per cento), ma trovano spazio in graduatoria anche professioni considerate meno solide, ma più legate a passioni personali. Come quella dell’agente di viaggio (10 per cento), dello sportivo, dell’impiegato in una organizzazione benefica o addirittura del politico (ruoli desiderati dall’8 per cento dei ragazzi).
A stilare le due classifiche dei sogni è un’indagine di Linkedin, il maggior network professionale
al mondo (259 milioni di iscritti di cui 5 in Italia), realizzata pochi giorni fa – con un sondaggio on line – nel corso del “Bring in your parents day”, appuntamento durante il quale le aziende aprono le porte ai genitori dei loro professionisti. Un’iniziativa promossa proprio per aumentare la condivisione del lavoro fra le due generazioni: anche se il 62 per cento dei padri e delle madri è convinto che la soddisfazione professionale sia il fattore più importante nel determinare il futuro dei figli, molte famiglie sanno davvero poco sulla vita lavorativa della prole.
Un genitore italiano su tre (il 33 per cento) ammette di non comprendere a fondo in cosa consista il ruolo e la responsabilità del figlio. Dieci sono in particolare le professioni ritenute più ostiche: attuario (mansione sconosciuta all’83 per cento dei papà e mamma); “user interface designer” e “data scientist” (76 per cento), revisore contabile, “radio producer, team manager sportivo e personal assistent”. La lingua inglese certo, non aiuta.
Non che le famiglie italiane non s’impegnino: nella classifica europea, sono le maggiormente interessate a saperne di più sulla professione dei ragazzi. In compenso sono anche le più convinte della bontà della tradizione: il 29 per cento spera davvero che il figlio scelga il loro stesso percorso lavorativo.
Quanto ai ragazzi italiani, massacrati da una disoccupazione giovanile insostenibile (40,4 per cento) considerano che la possibilità di svolgere la professione dei sogni resti una delle cose più importanti della vita. Ne è convinto il 48 per cento del campione intervistato, la percentuale più alta fra i giovani europei.
(17 novembre 2013) – Repubblica