L’ad Wencel: si deve evitare il rischio del «caso cavallo» e aumentare gli acquisti nazionali. Ogni anno la Nestlé Italiana acquista materie prime per oltre 100 milioni di euro Il 40% della produzione viene esportato in Spagna
Un marchio italiano, con carne e fornitore italiani. Il gruppo Nestlé stringe un accordo con la modenese Inalca-Cremonini per una maxi fornitura (almeno 150 tonnellate l’anno) di carne bovina, destinata ai ripieni della pasta fresca. Un’operazione sicurezza, che serve anche a scongiurare il ripetersi del sospetto dei tortellini alla carne di cavallo dello scorso febbraio. «Questa partnership – commenta Leo Wencel, ad di Nestlé Italiana – sgombra il campo da eventuali rischi connessi a tracce di carne di cavallo: la fornitura di carne di manzo sarà al 100% italiana. Cioè i bovini per la produzione di pasta ripiena fresca Buitoni saranno capi nati, allevati e macellati in Italia». In realtà l’obiettivo di Nestlé è più ambizioso: spingere al massimo il tema dell’italianità della materia prima «estendendo, in futuro – aggiunge Wencel – le forniture nazionali ad altri prodotti: vogliamo dare garanzie ai consumatori, perché tutto il mondo ci chiede prodotti made in Italy, sinonimo di qualità e di eccellenza». Ma già oggi, ricorda il top manager, «gli acquisti da fornitori nazionali raggiungono i 100 milioni di euro l’anno». Mentre il 40% della pasta fresca Buitoni viene esportata in Spagna.
«L’accordo con Nestlé, che non ha scadenza – osserva Luigi Scordamaglia, ad di Inalca – riguarda almeno 150 tonnellate di carne di manzo. Sono comunque accordi impegnativi che richiedono tempi lunghi di preparazione, come quello con McDonald’s: abbiamo lavorato 4 mesi per poter sostenere 6 settimane di panini con carne chianina».
Per Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, «l’accordo Nestlé-Cremonini rilancia il made in Italy agroalimentare, dall’allevamento al prodotto sullo scaffale di vendita e indica un nuovo percorso di filiera che nasce dalle sinergie e dalle reti. Un esempio concreto di come si possa lavorare insieme per ridare slancio agli operatori di un comparto come quello bovino».
Gli stabilimenti produttivi di Buitoni in Italia sono a Moretta, in provincia di Cuneo, e a Benevento. In particolare a Moretta sono prodotti, oltre ai sughi, anche le paste fresche ripiene per un totale di 25 milioni di pezzi l’anno. Per il gruppo Nestlé l’Italia rappresenta l’ottavo mercato mondiale: insieme a Sanpellegrino, Purina (petfood) e Nespresso impiegano circa 5.400 dipendenti in 18 stabilimenti per un fatturato di 2,2 miliardi di euro.
Ma come va il mercato della pasta fresca ripiena in Italia? «Si soffre – risponde Wencel – come in tutti i comparti. Aiutano le promozioni ma i margini si sono assottigliati». Secondo Iri, nel 2013 il mercato della pasta fresca ripiena si è contratto di oltre il 6%, con la marca commerciale che, a volume, ha raggiunto il 23%. I principali operatori sono Giovanni Rana, Buitoni, Fini, Raviolificio Lo Scoiattolo. Nel 2012 le vendite (nei canali iper+super+libero servizio + discount) hanno raggiunto 455 milioni. «Il concorrente principale della pasta ripiena industriale – osserva Alessia Fraulino, senior manager di Iri – è il laboratorio artigianale insieme al fenomeno delle marche private. E le marche si difendono con una pressione promozionale record: oltre il 47% dei volumi è venduto in promozione».
Il Sole 24 Ore – 7 novembre 2013