Alessandro Barbera. Mentre deputati e senatori cercano risorse per far lievitare la manovra per il 2014, a Palazzo Chigi si cerca ancora di chiudere le falle nei conti di quest’anno. Capita anche questo nella traballante maggioranza delle larghe intese.
Ieri Letta ha nuovamente riunito a pranzo la ristretta dei ministri dedicata a tasse e dintorni: c’erano Alfano, Saccomanni, Franceschini, i sottosegretari Patroni Griffi, Casero e Fassina. Sono le stesse persone riunite lunedì, segno che il premier non ha nessuna intenzione di complicarsi la vita inaugurando una «cabina di regia» come inutilmente invocato dal capogruppo Pdl Brunetta.
In cima all’agenda della riunione c’era la grana che incombe sul governo e sui conti del Tesoro, ovvero come dare copertura al mancato pagamento della seconda rata Imu sulle prime case. L’idea del Pd di ripristinarla sugli immobili di pregio è definitivamente tramontata. Il Pdl è indisponibile, e visto l’umore di Berlusconi e dei suoi la sinistra non ha grandi margini di manovra. Sull’altare del realismo la maggioranza è comunque pronta a sacrificare l’Imu sugli immobili agricoli, spesso trasformati in ville lussuose ed esentati con la coltivazione dei terreni circostanti. In ogni caso, anche scontando l’irritazione del ministro De Girolamo non basterà, in tutto servono 2,4 miliardi di euro. C’è chi ha proposto di usare come gettito la rivalutazione delle quote delle banche nella Banca d’Italia, ma quei fondi saranno a bilancio solo nel 2014. In teoria la scadenza per il pagamento della rata è il 16 dicembre, e dunque ci sarebbe tempo fino a fine novembre. Ma per sfortuna di Letta il dibattito sulle modifiche si intreccia con quello sul voto per la decadenza di Berlusconi da senatore. I ministri Pdl cercano in ogni modo di tenere distinti i due livelli: «La legge di Stabilità è il modo per portare il Paese fuori dalla crisi e non per creare tensioni all’interno del Pdl», sottolinea Lupi. Per i lealisti la legge di Stabilità è l’argomento perfetto per mandare il governo in crisi. Di qui la decisione del premier e di Alfano di togliere di mezzo ogni alibi possibile: la seconda rata Imu sarebbe quello perfetto.
Tutto ciò dovrà poi fare i conti con il dibattito sulle modifiche alla legge di Stabilità. In questi ore i più attivi sono quelli del Pd, preoccupati di non soccombere al ricatto dei berlusconiani e di dare copertura a sgravi più ampi per le fasce deboli. Non è un caso se, subito dopo pranzo a Palazzo Chigi ha fatto visita anche il segretario Epifani. Il relatore in Senato Giorgio Santini elenca quattro strade possibili per finanziare le modifiche: accelerare l’introduzione dei costi standard e le procedure sugli acquisti unici della pubblica amministrazione, sfoltire un po’ di agevolazioni fiscali, alzare le aliquote sulle rendite finanziarie e della Robin tax, cifrare un gettito possibile dall’accordo Italia-Svizzera. Tutte strade difficili da percorrere: per le prime due serve una forte volontà politica (il Parlamento non si applica mai ai tagli se il governo non lo costringe a farlo), la terza è indigesta al Pdl, dell’ultima si parla da anni senza che si sia mai concretizzato nulla. In una riunione del gruppo sono poi uscite dal cilindro altre due proposte. La prima è introdurre una «tassa Google», ovvero alzare il gettito fiscale di quelle multinazionali del web che grazie alla «immaterialità» dei servizi pagano le tasse essenzialmente nei Paesi a bassa fiscalità. L’altra idea è quella di estendere il contributo sulle pensioni d’oro a tutte quelle sopra i novantamila euro lordi annui per evitare del tutto la deindicizzazione delle pensioni sotto i tremila al mese. Ma su quest’ultima c’è già il no secco a nome del Pdl dell’ex ministro Sacconi.
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