Rivedere la legge Brunetta e ritornare all’autocertificazione per i primi tre giorni di assenza. Perché i medici non possono «lavorare sotto imposizioni e minacce da parte di norme esageratamente punitive».
E’ la proposta rilanciata dallo Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani alla luce di quanto emerso il 26 ottobre a Piacenza nel corso di un convegno dell’Ordine provinciale dei medici sul tema della certificazione dello stato di malattia del dipendente pubblico e privato.
«Il tema affrontato – dice Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami – è da sempre un cavallo di battaglia del nostro sindacato. L’iniziativa di Augusto Pagani, presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza e già responsabile del centro studi nazionale Snami, di aver assunto come Ordine una delibera per chiedere la revisione della legge Brunetta, è totalmente condivisibile perché non si può più tollerare che la certificazione di malattia continui ad avvenire sotto la minaccia di norme punitive e di imposizioni ed attribuzioni poco consone al decoro della professione medica, studiate ed approvate non per fini sanitari, ma solo per finalità di controllo fiscale ed amministrativo che richiederebbero verifiche di altra natura e da parte di altri attori».
Durante la tavola rotonda che ha visto gli interventi dei rappresentanti nazionali sindacali e di società scientifiche, il Vicesegretario Organizzativo Nazionale Snami, Salvatore Santacroce, intervenuto su mandato del Presidente Nazionale Snami Angelo Testa, ha sottolineato che il decreto “Brunetta” non solo pone a rischio l’attività dei medici con sanzioni spropositate nel caso in cui certifichino la malattia in assenza di segni obiettivabili, ma, addirittura, li pone nella condizione di dover necessariamente violare o il decreto stesso, certificando ciò che non è obiettivabile, oppure i propri doveri di cura e tutela dei cittadini, non certificando lo stato di malattia nel caso di patologie non obiettivabili.
«Lo Snami – conclude Angelo Testa – sta lavorando per una normativa che permetta al cittadino di dichiarare autonomamente, assumendosene la responsabilità, la propria impossibilità di recarsi al lavoro per i primi tre giorni e a maggior ragione nei casi in cui il cittadino si assenti per un giorno solo, recandosi dal medico ad assenza già avvenuta e per motivi non obiettivabili, ovvero quando il medico non può i nessun caso decidere in merito alla sussistenza dei sintomi riferiti, e non gli resta che redigere il certificato rischiando ingiuste sanzioni».
Quotidiano sanità – 29 ottobre 2013