A seguito dei casi di peste suina africana accertata nei cinghiali del territorio del Goceano l’assessorato Regionale Igiene e Sanità ha definito la mappa delle zone infette del selvatico all’interno della quale è vietato l’esercizio della caccia al cinghiale.
Tuttavia la caccia può essere autorizzata in deroga nel rispetto di quanto previsto dal DAIS 69/2012 “Piano straordinario di eradicazione della Peste Suina Africana“. Le compagnie interessate all’esercizio della caccia grossa nella zona infetta, che comprende i territori di Pattada, Nughedu S.N., Bultei, Anela, Bono, Bottidda e Burgos, possono inoltrare apposita richiesta al Servizio Veterinario della ASL 1 di Sassari che, sentito il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, può autorizzare i cacciatori all’esercizio della caccia al cinghiale nel rigoroso rispetto delle norme igienico sanitarie intese a ridurre il rischio della diffusione della PSA. L’autorizzazione alla caccia in deroga è subordinata alla disponibilità all’interno dell’area infetta di un locale per lo stoccaggio delle carcasse in cui sia garantita la presenza di energia elettrica, acqua potabile, cella frigo, disinfettanti idonei e fossa per lo smaltimento dei visceri o carni. Da ogni cinghiale abbattuto i veterinari incaricati provvederanno al prelievo di un campione di sangue, milza e diaframma, alla compilazione della scheda di segnalamento e alla consegna dei campioni all’ I.Z.S. di Sassari. Le carni dei cinghiali devono essere separate individualmente, identificate e stoccate in cella sino al ricevimento dell’esito favorevole delle analisi. Inoltre i visceri e le carni non destinate al consumo devono essere trattate con modalità tese a scongiurare la diffusione dei virus pestosi. Obiettivo del programma di controllo del cacciato in quest’area è verificare la situazione epidemiologica. La dimostrazione dell’assenza di circolazione virale nei cinghiali infatti è di fondamentale importanza per il controllo della malattia nel territorio e per la tutela degli allevamenti domestici, oltre che necessaria per consentire la revoca delle aree infette. I controlli consentiranno inoltre di escludere la presenza della trichinellosi, causa di importanti implicazioni di natura clinica per il consumatore di carni parassitate, e di monitorare altre importanti patologie trasmissibili all’uomo, quali la tubercolosi e la leptospirosi che negli ultimi anni hanno interessato il patrimonio zootecnico del territorio del Goceano. Durante la trascorsa stagione venatoria i controlli nel territorio della ASL di Sassari sono stati circa 500, 70 dei quali in area infetta. Si auspica per quest’anno un campionamento più ampio che consenta di avere informazioni attendibili sulla situazione sanitaria del nostro selvatico, e poter escludere che il virus circoli tra i cinghiali col rischio di trasmissione ai domestici. Il Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria di Sassari ha già programmato per il giorno 28 ottobre delle riunioni formative e informative nei comuni di Bono e Pattada al fine di sensibilizzare tutti i cacciatori.
La Nuova Sardegna – 28 ottobre 2013