La pratica del bracconaggio con trappole e reti è un fenomeno tutt’altro che estinto nelle valli bresciane. Ne è prova il fatto che le associazioni ambientaliste in un mese hanno già sequestrato un migliaio tra archetti e tagliole: è li che pettirossi e altri volatili muoiono dopo una lenta e atroce agonia.
Eppure c’è chi – come ogni anno – cerca di contrastare il dilagare di questo fenomeno. Come le guardie forestali del Noa (nucleo operativo antibracconaggio) che nei giorni scorsi hanno dato il via all’«Operazione Pettirosso». In questo periodo i migratori scendono lungo il passo del Maniva, in Valtrompia, seguendo correnti d’aria calda e diventano facile preda dei bracconieri. I pettirossi vengono poi venduti al mercato illegale, finiscono sugli spiedi e vengono pagati 10 euro l’uno.
I CONTROLLI SUL TERRITORIO – Ad affiancare la Forestale nei controlli sul territorio ci sono altre 110 persone. Una trentina le guardie venatorie che si muovono a nome delle associazioni (Wwf, Lac, Anpana, Legambiente), 55 gli agenti del settore ambiente della Polizia provinciale. Non devono solo arginare il fenomeno del bracconaggio, ma effettuare anche controlli di routine sui 26 mila cacciatori bresciani in possesso di regolare licenza. Difficile però tracciare una stima di quanti siano i bracconieri tra Valtrompia e Valsabbia. Per le associazioni anticaccia si tratta di diverse centinaia, il 5% di tutti i seguaci di Diana. In queste valli la pratica è diffusa, tramandata di generazione in generazione. Un tempo procacciarsi volatili con trappole e archetti aiutava le povere economie famigliari. Ora è una pratica che serve solo a farcire gli spiedi dei ristoranti e le tavole di qualche buongustaio. «Un pettirosso viene pagato fino a 10 euro a pezzo» ha spiegato Domenico Tedesco, ispettore superiore e capopattuglia del secondo reparto del Noa, di stanza a Bovegno (Valtrompia). La sua è una lotta quotidiana tra i sentieri dei boschi, alla ricerca di chi installa migliaia di trappole. Tra loro non solo anziani, ma anche donne e giovani. Lo scorso anno ne sono stati denunciati 68.
28 ottobre 2013