McDonald’s continua il processo di “italianizzazione” cercando di far dimenticare ai consumatori l’immagine del cibo spazzatura, tanto evocata in passato. Anche negli Stati Uniti.
La controllata del Belpaese ora punta sui panini con la carne Chianina e piemontese. Un maxi accordo con Inalca e Coldiretti che permetta di offrire oltre 2 milioni di panini. Negli ulimi anni Big Mac aveva offerto altre eccellenze italiane: il parmigiano reggiano, il prosciutto e anche un accordo gourmet con Gualtiero Marchesi (poi troncato con qualche polemica).
L’accordo è valido per sei settimane e ha richiesto uno sforzo non indifferente: circa un anno e mezzo e il coinvolgimento di 60 allevatori. Infatti la produzione di Chianina è solo lo 0,5% del totale nazionale e le carni Piemontesi arrivano al 3,5%.
McDonald’s però vorrebbe diventare più italiana. Vorrebbe offrire ai consumatori solo patate e farina italiana ma i nostri produttori non sono ancora in grado di fornire i volumi richiesti.
“E’ in sostanza il proseguimento del lavoro che nacque da una mia idea nel 2009 – ricorda Luca Zaia – quando da ministro realizzai con Mac Donald il “MacItaly”, un panino la cui materia prima, dal pane al contenuto, era certificata italiana”.
“Il progetto fu allora criticato da molti media, anche blasonati, mentre si rivelò subito una grande opportunità non solo per i nostri produttori e per la valorizzazione del made in Italy, ma anche perché permise di avvicinare molti giovani ad una alimentazione migliore, nostrana, più genuina, di qualità, naturalmente gustosa senza bisogno di aggiunte di sapori estranei. Nonostante le critiche questa idea e questa iniziativa divennero una “case history”, con ricadute positive per la nostra immagine e il nostro agroalimentare, soprattutto considerando che Mac Donaldc esportò il MacItaly nel mondo rilanciando con questa innovazione la nostra tipicità. Ora è la volta di carne bovina da straordinarie razze autoctone italiane e mi auguro sia la premessa per ampliare su questa strada l’offerta di prodotti di qualità figli del territorio, capaci di affermarsi di fronte alla mondializzazione e alla omogeneizzazione dei gusti che questa rischia di portare”.
20 ottobre 2013