Dagli anni novanta, i costi per l’utente sono aumentati del 245%, a fronte di un netto calo dei sinistri. L’Antitrust parla di “un mercato con debole tensione competitiva”. Dopo il decreto “Cresci Italia” dell’ex rettore della Bocconi, una mano al settore arriva anche dall’attuale esecutivo, con un provvedimento ad hoc
Ci sono pochi posti in cui si è brindato con più calore alla permanenza di Enrico Letta e soci a Palazzo Chigi rispetto alla sede dell’Ania, Associazione nazionale fra le imprese assicurative. Nella legge di Stabilità approvata ieri ci sarà l’invocatissima deduzione in cinque anni dei crediti deteriorati iscritti a bilancio (finora ce ne volevano 18); nella nuova tassazione sugli immobili uno sconto sulle tasse dovute per un ingente patrimonio il cui valore è peraltro in drammatico calo. A breve, secondo il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, arriverà un decreto ad hoc per le imprese assicurative.
E i regolatori? Troppo inclini al punto di vista delle società: all’Ivass – che controlla il comparto – tra i tre membri del consiglio ci sono Riccardo Cesari, ex consulente Unipol e Alberto Corinti, un passato nella Federazione europea delle assicurazioni. Al ministero dello Sviluppo poi, dal bersaniano Flavio Zanonato alla berlusconiana Vicari, l’ascolto delle ragioni di Ania è quasi un dogma. La scusa è sempre la stessa: solo così diminuiranno i prezzi delle polizze. Eppure nel 2012 – secondo la stessa Ania – gli utili relativi al settore Rc Auto si sono attestati poco sopra gli 1,8 miliardi di euro su una raccolta di 17,5 miliardi. E i prezzi? Saliti, al solito.
I numeri non tornano. Dalla liberalizzazione di metà anni Novanta al 2012, i sinistri sono diminuiti del 40 per cento, mentre i costi per l’utente – dice uno studio Adusbef – aumentavano del 245 per cento (da 391 a 1.350 euro). Il risultato è che il 10 per cento del parco auto circolante non ha l’assicurazione. Secondo tabelle Ania, l’indice dei sinistri è calato dal 15% di vent’anni fa al 6,3% dell’anno scorso; il rapporto sinistri/ premi (combined ratio , in cui 100 è la parità) nel 2012 era 92, un record. Com’è possibile allora che le polizze continuino a salire? Spiegava l’Antitrust a febbraio: “Il settore della Rc Auto in Italia è un mercato con debole tensione competitiva”, in cui “le inefficienze vengono trasferite sui premi, con le imprese più efficienti che preferiscono realizzare margini più elevati anziché competere sulla quota di mercato”. E infatti, laddove in Francia, ad esempio, una quarantina di compagnie si contendono i clienti, in Italia i primi tre gruppi – Unipol/Fonsai, Allianz e Generali – si dividono oltre i due terzi del mercato.
In principio fu il governo Monti. Nei primi anni di crisi economica, le assicurazioni se la passavano male: la raccolta calava e ci furono un paio d’anni di perdita. Il ritorno agli utili è arrivato facendo pagare i clienti: aumento dei prezzi da un lato, abbattimento dei risarcimenti dall’altro. Ci ha pensato il governo Monti a inizio 2012 con un bel comma nel decreto “Cresci Italia”: il danno di lieve entità va risarcito solo se è suscettibile “di accertamento clinico strumentale obiettivo”. Devi avere le prove, insomma. Che significa? Che in quelle settimane molte compagnie hanno inviato lettere ai loro medici legali – Il Fatto Quotidiano ne ha lette tre – invitandoli in sostanza a non riconoscere mai i piccoli danni. A quel punto la scelta dell’assicurato è solo in perdita: fare esami assai costosi per un risarcimento che potrebbe persino non coprirli o lasciar perdere. Quel capitolo costava alle assicurazioni 2,7 miliardi l’anno, quest’anno la cifra dovrebbe essere vicina al miliardo. A fine settembre il governo ha annunciato un decreto in cui inserirà il “potenziamento del risarcimento in forma specifica”: il danneggiato sarà costretto a farsi riparare la macchina da un carrozziere convenzionato con la compagnia. Due i problemi: il primo è che tipologia e qualità della riparazione saranno scelti non dal cliente ma dall’assicurazione, che ha tutto l’interesse a tenere bassi i prezzi; il secondo è che quelli che sopravviveranno tra i quasi 16 mila carrozzieri italiani (e relativi dipendenti) passeranno da liberi professionisti a terzisti delle compagnie. L’assicurazione imporrà i pezzi di ricambio, il compenso orario, il tipo di intervento: chi non si adegua, perde il lavoro.
Aspettando i regali di Enrico. Fonti parlamentari assicurano che è ancora in ballo la questione delle nuove tabelle sul risarcimento dei macrodanni, quelli permanenti: finora i giudici hanno utilizzato quelle predisposte dal Tribunale di Milano – benedette pure dalla Cassazione – ma il ministero dello Sviluppo ha voluto riscriverle come chiedevano le compagnie. Risultato:risarcimenti dimezzati persino per cosette tipo aver perso una gamba. Il relativo decreto non è mai passato, nonostante ci abbiano provato sia il governo Berlusconi sia quello Monti: ora tocca a Letta. Nella commissione ministeriale che ha preparato le tabelle, gli unici componenti non medici – cioè quelli in grado di collegare matematicamente danno a risarcimento – erano Vittorio Verdone dell’Ania e la statistica Lucia Vitali, moglie di Riccardo Ottaviani, attuario anche lui e consulente delle maggiori assicurazioni in Italia.
da Il Fatto Quotidiano – 20 ottobre 2013