Due le novità in arrivo per le professioni nel disegno di legge di stabilità (o in un provvedimento collegato). Dovrebbe infatti essere inserita una norma di interpretazione autentica del comma 763 della Finanziaria 2007 (legge 296/2006) sui bilanci degli enti privati di previdenza, per consolidare gli sforzi fatti negli ultimi anni con l’applicazione del pro-rata contributivo.
Alcuni iscritti della Cassa ragionieri e della Cassa commercialisti hanno fatto ricorso, infatti, contro il contributo di solidarietà sulle pensioni e per avere il calcolo della quota retributiva con i criteri precedenti la riforma del 2003. I tribunali hanno interpretato in modo non uniforme la norma che consente di intervenire sul pro-rata nel rispetto dell’equità intergenerazionale, dando in alcuni casi torto alle Casse. La norma interpretativa dovrebbe quindi offrire una maggiore tutela agli enti privatizzati.
Per le società tra professionisti (Stp), invece, si dovrebbe completare la regolazione sulla contribuzione integrativa sulle prestazioni.
Intanto un riconoscimento alla natura “privatistica” degli enti di previdenza dei professionisti è arrivato dal Senato. Palazzo Madama, in sede di conversione del Dl 101/2013, ha infatti approvato mercoledì scorso un emendamento parlamentare che esclude le Casse di previdenza dai nuovi tagli chiesti alla Pa. In questo modo è confermato quanto già previsto nel Dl 76/2013. Per Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza dei professionisti, l’approvazione dell’emendamento è un primo importante passo che chiarisce il profilo privatistico delle Casse «tanto più significativo – spiega – grazie al parere favorevole espresso dal ministero dell’Economia e delle Finanze». Le Casse, per essere presenti a «soli fini statistici» nell’elenco Istat delle pubbliche amministrazioni, negli ultimi anni si sono trovate spesso obbligate a sottostare alle regole via via più stringenti che hanno riguardato la Pa, dall’obbligo dei bandi di gara alla spending review (articolo 8, comma 3, Dl 95/2012). Quest’ultima ha imposto la riduzione del 5% per il 2012 e del 10% dal 2013 delle spese per consumi intermedi ed è costata al sistema di previdenza privato circa 12 milioni di euro. I risparmi ottenuti con i tagli lineari, infatti, sono stati riversati allo Stato. L’emendamento approvato mercoledì risolve un potenziale rischio contenzioso tra il Dl 76/2013 e la seconda spending review, introdotta a settembre con il Dl 101 (ora all’esame della Camera) che rimandando, come prassi, all’elenco Istat, includeva nuovamente le Casse private.
Il Sole 24 Ore – 14 ottobre 2013