Non piace affatto ai sindacati la nuova formulazione del decreto legge sulla pubblica amministrazione votata giovedì dal Senato. A loro avviso, il problema dei precari resta aperto e ora a rischio sono 70mila posti di lavoro.
«Dopo dei piccoli passi in avanti e il recepimento di alcune nostre proposte il voto in Senato ha spazzato via ogni dubbio: non c’è la volontà politica di risolvere il problema del precariato nella pubblica amministrazione e quanto avvenuto in commissione bilancio del Senato, ne è una chiara dimostrazione». Questa la denuncia dei segretari generali delle categorie del lavoro pubblico di Cgil, Cisl e Uil, Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp), Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) e Benedetto Attili (Uil-Pa). I sindacati parlano di un «gioco di prestigio, peraltro goffo». Nel testo approvato – fanno notare – non c’è nemmeno una vera e propria proroga dei contratti, che è limitata a quelle poche amministrazioni locali che avranno i margini per permettersela. «Proroga che assolutamente dovrà essere fatta prima della scadenza di fine dicembre, se si vuole evitare la paralisi dei servizi». Il rischio è che ai lavoratori interinali che già erano fuori dalla «stabilizzazione», oltre ai collaboratori e ai lavoratori socialmente utili per i quali non c’era alcuna tutela «potrebbe verificarsi un numero superiore alle 70mila espulsioni di lavoratori, anche a tempo determinato. E parliamo di lavoratori senza ammortizzatori sociali». I sindacati chiedono al governo di «tracciare un percorso per dare certezza ai lavoratori con contratto a tempo e per evitare drammatiche ripercussioni sui servizi ai cittadini e alle imprese». Per essere ascoltati, già martedì prossimo terranno un’iniziativa unitaria presso la sala conferenze in piazza Montecitorio per avanzare le proposte «e rispondere a questo ennesimo atto di irresponsabilità». Le domande sono innanzitutto per il ministro del la Funzione pubblica , Gianpiero d’Alia, il quale dà tuttavia una lettura molto positiva del decreto nel suo complesso: «Siamo soddisfatti per il via libera del Senato a un decreto che affronta in maniera seria e non demagogica il tema del superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni, prevedendo percorsi di assunzione senza gravare sulle finanze dello Stato e nel rispetto del principio costituzionale del concorso pubblico», ha dichiarato il ministro poco dopo l’approvazione. A suo avviso si tratta di un provvedimento «che razionalizza le risorse e limita gli sprechi, pensiamo ai tagli consistenti ad auto blu e consulenze, ascoltando finalmente la voce di quei tanti giovani vincitori di concorso rimasti ingiustamente fuori dalle amministrazioni». Ora il dibattito si sposta alla Camera. Ai gruppi parlamentari di Montecitorio e alla commissione a cui verrà assegnato l’esame si rivolge il Nidil, la sigla che per la Cgil organizza i lavoratori atipici. Tra le altre questioni resta infatti irrisolta la questione dei lavoratori somministrati (o interinali). È stato infatti respinto un emendamento che avrebbe incluso questi lavoratori (circa 10mila) tra le altre tipologie a termine per le quali è possibile in sede di concorso il riconoscimento, attraverso un punteggio, della professionalità acquisita. «Non si comprende perché gli emendamenti precedentemente accolti dal relatore siano poi stati respinti dall’Aula dopo il parere negativo espresso dalla commissione Bilancio per una presunta mancata copertura finanziaria», è il commento di Nidil. «In realtà non c’era alcuna copertura da trovare – continua il sindacato – dal momento che il riconoscimento è totalmente a costo zero».
L’Unita – 14 ottobre 2013