Si ferma la corsa dei collaboratori a progetto. Dopo due anni di recupero, nel 2012 ne sono spariti 45mila dal 2011 e quasi il doppio allargando l’orizzonte fino al 2008. In totale, gli iscritti alla gestione separata Inps sono 1,4 milioni, ben lontani dal record di 2 milioni del 2007. A toccare il minimo storico dall’inizio della crisi sono i giovani cocopro, scesi del 12% in un anno.
Le cause della fuga? Non solo la crisi economica, ma anche la stretta sulle collaborazioni a progetto prevista dalla riforma Fornero.
La crisi si abbatte sul popolo degli atipici e a pagare il conto più salato sono i giovani collaboratori a progetto. Dopo due anni di recupero, nel 2012 la gestione separata dell’Inps ha perso oltre 40mila iscritti in dodici mesi e 70mila rispetto al 2008, portando il livello complessivo a quota 1,4 milioni di parasubordinati. Un flop, in termini relativi, del 3% rispetto al 2011, che supera il 7% allargando l’orizzonte al 2008. Eil segnomeno non risparmia i guadagni: in base al report realizzato dal centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore, l’incasso medio di 18mila euro l’anno è calato del 3% nel giro di un quadriennio, quota che precipita a poco più di 5mila € per gli under 30 (-8 per cento).
Impatto della legge Fornero
A trascinare il dato generale verso il basso è in primis la diminuzione dei collaboratori a progetto, che rappresentano circa la metà dei parasubordinati totali (648mila): ne sono spariti 45mila dal 2011 (-6,5%) e quasi 80mila dal 2008 (-10,9%). E il segno meno diventa ancora più marcato se si restringe l’obiettivo sui giovani al di sotto dei 30 anni, che assottigliano la compagine di oltre il 13% rispetto al 2008, con un calo evidente nell’arco di dodici mesi (-12%) e toccano il minimo storico dall’inizio della crisi. Un trend negativo che risente in parte della stretta sulle collaborazioni a progetto operata dalla Riforma Fornero del 2012 (si veda l’articolo in basso). «Giovani e imprese – osserva Maurizio Del Conte, docentedi diritto del lavoro all’Università Bocconi – sono stati scoraggiati dall’adottare questaformula per il moltiplicarsi degli adempimenti e dei rischi di commettere errori in fase di stipula del contratto».
L’identikit dei cocopro
A prevalere nell’archivio dei collaboratori restano comunque gli iscritti con meno di 40 anni (61% del totale) e le donne in oltre un caso su due. Dall’identikit emerge poi che si tratta spesso di atipici “di lunga durata”, ma discontinui, visto che i mesi di lavoro nell’arco dell’anno sono spesso inferiori a sei. «Per le fasce più penalizzate da incassi modesti – sottolinea Luigi Campiglio, ordinario di politica economica all’Università Cattolica di Milano – si pone più forte l’esigenza di avere forme di sostegno al reddito nei casi di interruzione dell’attività». Infatti, i redditi medi annui dei cocopro evidenziano forti sbalzi a seconda del sesso e dell’età: le collaboratrici intascano la metà dei colleghi maschi (7mila euro contro poco più di 13mila), con differenze più limitate tra i giovanissimi (il gap èdi circa 1.200 euro) che hanno guadagnato appena 5mila euro, ma che vanno via via amplificandosi (la classe d’età più “matura” è quella con la forbice più rilevante).
Sul territorio
A livello regionale, la flessione nelle collaborazioni è concentrata al Centro e al Nord, inparticolare nel Lazio (-15%), nelle Marche (-11%), in Liguria (-14%) e in Lombardia (-10%). Al Sud invece il trend è opposto, con la Puglia e la Calabria che segnano un +14%. Ma sul fronte dei redditi il Meridione arranca e la frattura tra le “due Italie” è evidente: i collaboratori del Nord guadagnano mediamente il doppio dei colleghi del Sud. E nel Mezzogiorno la retribuzione media è diminuita del 10% rispetto a prima della crisi, una flessione doppia rispetto a quella registrata al Settentrione.
Atipici di lunga durata
Due cocopro su tre restano “intrappolati” nell’universo atipico per più di un anno, un trend in crescita del 6% nel 2012 e che si rafforza all’aumentare dell’età (dal 53% degli under 30 arriva a sfiorare l’80% tra gli over 50). Segnale evidente di “estemporaneità” delle collaborazioni a progetto per i più giovani, «ma anche – osserva Campiglio – del fatto che per i senior questi contratti diventano modalità di lavoro abituali», scelte o subite a fine carriera. E proprio gli over 50 sono la categoria a maturare più contributi per la pensione nel corso dell’anno: il 34% totalizza 12 mesi interi, contro la media generale del 19%. Ma in assoluto oltre il 60% di tutti i collaboratori ha versato al massimo 5 mesi di “bollini”, restando in stand-by per il resto del tempo. «Una situazione di instabilità e debolezza – conclude Campiglio – che si protrae nel tempo, con il rischio di sprecare una riserva di “energie” finora scarsamente valorizzata e che invece potrebbe giocare un ruolo importante per rilanciare l’economia».
Il Sole 24 Ore – 14 ottobre 2013