Nella tanto attesa legge di stabilità, spunta l’ipotesi di un’aliquota dell’Iva del 7-8% nella quale far convergere parte dei beni attualmente al 4% e al 10%. Secondo i tecnici il gettito oscillerebbe tra i 500 e i 700 milioni di euro.
A completamento di questa operazione, l’Italia chiederebbe inoltre alla Ue di poter abbassare l’Iva di alcuni beni attualmente al 22 percento. La legge di stabilità dovrebbe risollevare le sorti dell’Italia e renderla un interlocutore credibile in Europa. Il premier Enrico Letta l’ha definita un «provvedimento rigoroso», attraverso cui rispettare il tetto previsto del 3% nel rapporto deficit-pil.
Il cuore della legge di stabilità sarà però la riduzione del costo del lavoro, il supporto agli investimenti e il sostegno all’occupazione. «La stabilità è un valore perché crea le condizioni per avere credibilità sui mercati, tassi di interesse bassi, quindi per poter fare riforme strutturali» ha commentato Letta. Il cuore del provvedimento che dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri martedì è il taglio del cuneo fiscale.
Negli incontri sulla legge di stabilità avuti ieri con i vertici di Ania, Confapi e Lega delle cooperative il premier ha aggiunto inoltre che ci saranno anche misure per favorire gli investimenti e si inizierà «una riduzione progressiva del debito pubblico». Altro nodo da sciogliere è quello relativo all’Imu. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha spiegato che il capitolo delle coperture è chiuso: «Basta manovrine. Adesso dobbiamo fare la legge di stabilità che riguarda il 2014». Per il ministro agli Affari Regionali, Graziano Delrio c’è l’accordo politico, ma non ancora la copertura. «Gli industriali insistono sul cuneo fiscale, i sindacati per mettere più soldi in busta paga. Far quadrare il cerchio è difficile, ma è il compito del governo».
«Il governo deve avviare un’azione orientata alla crescita, da realizzare attraverso un contenimento della spesa pubblica improduttiva e non con aumenti della pressione fiscale». È quanto hanno sostenuto Giuliano Poletti e Maurizio Gardini, rispettivamente presidente e copresidente dell’Alleanza delle cooperative italiane, nell’incontro con Letta. A cui chiedono di completare entro il 2014 il pagamento dei debiti pregressi di tutte le pubbliche amministrazioni ed il rafforzamento patrimoniale dei confidi. Confapi si è detta invece disponibile a sostenere la rinuncia, a favore dei lavoratori, della quota di riduzione del cuneo fiscale spettante alle aziende, nell’importo ipotizzato di circa 200 euro annui per lavoratore. Il presidente Confapi, Maurizio Casasco ha inoltre chiesto attuazione di norme economiche e fiscali che «tengano in reale considerazione la dimensione delle industrie» e di rendere deducibile l’Imu pagata dalle industrie sugli immobili strumentali. Letta non ha incontrato solo le parti sociali: c’è stato anche un giro di incontri con i partiti della maggioranza. Il presidente del Consiglio, dopo aver incontrato avantieri i capigruppo di Scelta Civica ha visto ieri i capigruppo di Pd e Pdl a Camera e Senato.
Dal G20 di Washington, s’è fatta invece sentire la voce del presidente della Bce Mario Draghi: «i governi non dovrebbero vanificare i loro sforzi pluriennali per ridurre il deficit», anzi «dovrebbero ridurre il debito senza ritardi». Draghi non parlava specificamente di Italia, ma alla vigilia della legge di stabilità l’avvertimento è chiaro.
La Stampa – 12 ottobre 2013