Ilaria Capua delusa: a 6 mesi dall’elezione alla Camera, la virologa padovana si sente frustrata: «Procedure obsolete». «Sindaco a Padova? Se mi chiamano…»
PADOVA — Il governo ha appena recepito la sua proposta di esentare gli enti di ricerca dal pagamento dell’Imu: è un successo personale, ma a Ilaria Capua resta il cruccio. Dopo sei mesi di esperienza da deputata nelle file di Scelta Civica, la virologa padovana, 47 anni, top scientist mondiale, sembra non darsi pace. «La macchina parlamentare è complicata – racconta al telefono da Montecitorio -, gira a una velocità tutta sua, con procedure obsolete che la rendono assolutamente poco funzionale. E per questo mi sento frustrata».
Dica la verità, non è che si è già pentita di essersi candidata alla Camera? «Vista com’era la situazione, quando il presidente Mario Monti mi chiese di presentarmi alle elezioni, direi di no. Ma l’esperienza parlamentare, pur nell’importanza dell’incarico, mi sta svelando tante ombre».
Cosa non va? «Con il mio lavoro ero abituata a incidere in modo sostanziale, qui invece non è possibile».
Perché? «Ci sono varie cose che non funzionano. Intanto, per colpa dell’ostruzionismo, in aula si perdono giornate intere. È vero, il regolamento consente a ciascun parlamentare di intervenire per uno, due o cinque minuti; ma spesso questa procedura, portata all’esasperazione, viene usata soltanto per sfinire l’avversario di turno. E poi c’è la questione della pianificazione, davvero delirante».
Ovvero? «Un deputato dovrebbe incontrare altre persone, interagire con il territorio e con le professioni. Questa prerogativa però viene vanificata dal fatto che gli orari di convocazione delle sedute della Camera o delle commissioni vengano continuamente cambiati. Così, però, è impossibile prendere qualsiasi appuntamento. A complicare il tutto, oltre a questi problemi tecnici, ce ne sono altri di carattere umano ».
Cosa intende? «Non ero preparata al fatto che se ci si espone pubblicamente, diventando attore della vita politica, ci si devono attendere durissimi attacchi personali. È capitato anche a me: quando sono entrata in parlamento, c’è stato chi ha messo in dubbio le mie qualità morali e professionali. Vere e proprie cannonate, che mi hanno fatto male».
Scusi, ma a questo punto viene naturale chiederglielo: se cadesse il governo lei si riproporrebbe? «No, non mi ricandiderei più. O quanto meno, non sarebbe così automatico ».
A maggio prossimo, invece, si vota per le amministrative a Padova, suo comune di adozione. C’è chi parla di lei come candidato sindaco. «Sono lusingata, vuol dire che vengo comunque vista come una persona concreta, che può portare il cambiamento. Detto ciò, la cosa attualmente non è nei miei pensieri».
Mettiamola così: ma se qualcuno glielo chiedesse? Tra i moderati, in questo momento, il vuoto politico è palese… «Le offerte non si scartano mai a priori: è stupido non prendere in considerazione le proposte. Io comunque non mi allontanerei dal partito di Mario Monti».
A proposito, come giudica l’esperienza di Scelta Civica? «Tutti parlano di spaccature, ma alla fine non si è spaccato nulla. E adesso ci prepariamo alla festa nazionale di Caorle. Sarà un’occasione di riflessione trasversale. Verranno Veltroni, Gelmini e pure il premier Letta».
Ma questo governo le piace? «È costituito da persone valide, ma non ha vita facile. Forse sarebbe stato più saggio, prima di formare questa grande coalizione, mettersi d’accorso nel dettaglio sul cammino da intraprendere: ci voleva un momento di maggiore confronto, per non fare poi delle battaglie».
E dei grillini, oppositori di questo governo, invece, cosa pensa? «Mentre le parlo è in corso in aula il solito soliloquio di uno dei Cinque Stelle. Visti da vicino sono solo un campione randomizzato, cioè casuale, della popolazione. È come se si fosse detto: prendiamo tutti quelli nati il 31 luglio. Il problema è che, di principio, in parlamento dovrebbe esserci il meglio di quello che si ha. Non è che in nazionale ci mandiamo le studentesse ».
Lei, quindi, cosa farà nel futuro? «Ho fatto domanda di abilitazione come professore ordinario a Medicina. Sento di avere una grande vicinanza con i giovani, che riesco a fare “emozionare”. Il mio futuro quindi potrebbe essere all’università. Ma voglio tenere aperte anche le altre possibilità. Questo periodo è stato difficile, tuttavia mi ha reso più matura. Davanti ci sono ancora tante battaglie».
Quali? «Per esempio la sperimentazione animale: l’Italia non può permettersi di rendere ancora più stringente la normativa. Se il governo si movesse su quella strada, il Paese non sarebbe più competitivo a livello internazionale. Ho già chiesto un incontro col ministro Zanonato: ci sono laboratori che potrebbero chiudere se si bloccherà la sperimentazione».
Giovanni Viafora – Corriere del Veneto – 10 settembre 2013