Analisi pessimistica delle Coop mentre Confcommercio vede qualche spiraglio: il crollo è finito
MILANO — Altro che luce in fondo al tunnel della spesa. Se il metro di paragone dell’inversione di tendenza dell’economia sono i consumi, allora non siamo rischiarati nemmeno da una piccola candela. «Per alimentare e bevande siamo tornati ai livelli degli anni Sessanta e non si assisterà a una ripresa in tempi brevi ».
Lo certifica l’ultimo rapporto Coop sui consumi degli italiani, il cui ufficio studi non condivide di certo la visione ottimistica di Confcommercio, guarda caso comunicata proprio ieri, secondo cui da giugno la caduta dei consumi si sarebbe stabilizzata. Secondo il rapporto Coop, leader italiano della grande distribuzione con una quota del 18,5 per cento, il 2013 si chiuderà con un ulteriore calo dello 0,5 per cento per l’alimentare e addirittura del 6,1 per cento per il non alimentare.
I dati presentati ieri, a una prima lettura, vanno tutti in questa direzione, a dimostrazione di quanto abbia inciso la crisi. E non potrebbe essere diversamente, visto che il potere d’acquisto degli italiani negli ultimi cinque anni è sceso – in media – del 10 per cento, con un ulteriore meno 1,2per cento previsto per la fine dell’anno. Per gli alimentari, la spesa pro-capite si aggira oramai sui 2.400 euro all’anno, un valore inferiore a quello del 1971 a parità di valore della moneta, con un calo del 14% rispetto al 2007, inizio della recessione. Tutto ciò ha portato l’81% degli italiani a cambiare abitudini, percentuale superata in Europa solo dagli spagnoli.
Ma come? Per gli alimentari, si compra di meno anche perché si “spreca” di meno (in crescita esponenziale orti urbani e fai da te sui balconi, tanto per dire).Crescono solo il biologico e il filone de cibi etnici. Il rapporto evidenzia come ci sia una mutazione nei vizi “classici” degli italiani. In due anni, i consumi di vino sono in calo del 4%, ancora peggio i superalcolici e sigarette (-14% ). La crisi ha cambiato anche i con-sumi legati al sesso. In calo – sempre negli ultimi due anni – l’acquisto di preservativi, mentre sale quello del viagra e dei prodotti disexual entertainment (gel lubrificanti, anelli e simili), rispettivamente dell’8 e del 6,4% nell’ultimo anno. Per le bevande il calo potrebbe essere accentuarsi nel caso in cui ci fosse un ulteriore aumento delle accise sugli alcolici per fare cassa come denuncia Federalimentare.
A peggiorare la situazione, il rapporto mostra come siano al massimo storico le spese per le bollette di energia, gas ed acqua, tabacchi, servizi ospedalieri, mezzi di trasporto e servizi finanziari.
Ma nell’Italia dei consumatori che cambia, ci sono almeno due aspetti positivi da prendere in considerazione. Per risparmiare sono in rapida crescita i servizi di “condivisione” che sfruttano il boom dei social network: ci si scambia o ci si presta di tutto, dalle bici ai passaggi in auto, dalle case di vacanza a quelle in barca a vela. Mentre la denatalità ha liberato risorse per gli anziani non più “costretti” a fare i nonni che hanno tempo e risparmi per i viaggi, al palestra, i divertimenti, il benessere personale.
Repubblica – 6 settembre 2013