PER giorni, dopo la scoperta di focolai di aviaria in quattro allevamenti delle province di Ferrara e Bologna, ministero della Salute e Regione hanno diramato comunicati rassicuranti. «Tutto sotto controllo, nessun pericolo per la popolazione».
Ieri invece è diventato concreto il rischio paventato dal direttore dell’Istituto zooprofilattico di Emilia Romagna e Lombardia, Stefano Cinotti, esplicito nello spiegare che i dipendenti dei siti contaminati non erano immuni dal contagio. Uno dei lavoratori della seconda azienda in cui a agosto è scattato l’allarme — la Florin di Mordano, del colosso Eurovo Lionello — è risultato positivo al virus H7N7, «affetto da congiuntivite», «esposto per motivi professionali» al contatto con galline malate e escrementi infetti. Per un collega, in attesa delle risultati delle analisi di riscontro, si parla di «caso sospetto ». I ministeri di Salute e Difesa hanno concordato l’impiego di veterinari e infermieri dell’Esercito, schierati a rinforzo dei “civili” in campo. E il pool tutela della salute della procura, coordinato dall’aggiunto Valter Giovannini, adesso si muove. Ricevuta una comunicazione dai carabinieri del Nas, ora che il problema riguarda anche le persone, ha aperto un fascicolo conoscitivo, «un atto dovuto », senza ipotesi di reato. Ma c’è più di un aspetto da chiarire. Come è giunto il virus? È davvero, solo colpa di non meglio precisati “volatili selvatici”? E nelle aziende venivano rispettate le norme a tutela dei dipendenti, oltre che degli animali?
L’assessore regionale alla Salute Carlo Lusenti, glissando sui militari di rinforzo, non ha dubbi: «Come ci è stato riconosciuto anche dalla Comunità europea, e alla luce della situazione attuale, possiamo dire di aver gestito al meglio la situazione». Alba Carola Finarelli, dirigente del servizio Malattie infettive e programmi di prevenzione collettiva di viale Aldo Moro, sottoscrive. E prova di nuovo a tranquillizzare: «Per la popolazione “esterna” continuano a non esserci pericoli. Quello che si chiama “rischio di comunità” è irrilevante». Il dipendente contagiato ha lavorato alla Florin prima e dopo la localizzazione del virus nei polli. Quando il sito è stato messo in quarantena, ha accettato di entrare nella task force incaricata di eliminare le ovaiole. Ha superato una visita medica, ha seguito un corso di formazione. E ogni sera, come tutti gli addetti, è stato sottoposto a controlli. «Pensiamo che il contagio non sia legato alle operazioni di abbattimento e di sanificazione — ipotizza Finarelli — ma al periodo precedente».
Coldiretti, senza alcun cenno al malato, sollecita misure eccezionali per tutelare il comparto. La Flai Cgil torna a chiedere di mettere i lavoratori al centro dell’attenzione.
Repubblica – 3 settembre 2013