Resta il problema: chi darà il voto in condotta all’orso: l’Italia o la Svizzera? Altro che fisco, l’ultima polemica fra Italia e Svizzera scoppia sugli orsi. Le autorità elvetiche ammoniscono: “Abbattete quelli pericolosi, altrimenti lo facciamo noi”.
Sotto accusa, il progetto di ripopolamento attuato in Trentino. Con due spinosi precedenti: in febbraio fu ucciso M13, l’orso bruno che si aggirava nei centri abitati della regione di Poschiavo. Nel 2008 stessa triste sorte per JJ3, nella regione di Thusis. Ora il governo cantonale chiede una reazione chiara e immediata: spetta all’Italia gestire gli orsi “problematici”, sopprimendoli prima che giungano in Svizzera.
«Costituiscono un ostacolo all’accettazione del grande predatore da parte della popolazione locale. L’abbattimentodeve perciò poter avvenire in una fase precoce nel loro territorio originario», si legge in un comunicato del Cantone dei Grigioni.
Ma per gli italiani la questione è ben diversa. Con una domanda: quando un orso si può definire problematico? «È necessario stilare un protocollo comune — spiega Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia presso l’Università La Sapienza di Roma e chair della Iniziativa per l’Europa sui Grandi Carnivori (Large Carnivore Initiative for Europe) — La Svizzera, che è sempre stata collaborativa, si è mossa più volte in maniera autonoma. Ha ragione a dire che l’Italia dovrebbe stare più attenta a come si muovonoi propri orsi. Hanno ragione molto di più i trentini a richiedere che azioni contro gli animali che si espandono al di fuori della provincia siano prese in pieno coordinamento. Per fronteggiare lo sconfinamento, è indispensabile un accordo congiunto con il quale stabilire quando un orso si dice “problematico”, come gestirlo e in che modo intervenire, anche considerando lo sparo se il caso è ineluttabile». Questo il messaggio di Boitani alla Svizzera ma anche ai paesi vicini che hanno aderito alla Convenzione delle Alpi (Austria, Francia, Germania, Liechtenstein, Slovenia e Svizzera). «Non può essere — puntualizza Boitani — che nelle Alpi lo stesso orso, a seconda se attraversi o meno il confine, venga trattato in modo diverso. Questo sarebbe il fallimento della conservazione della natura e degli animali ».
Piero Genovesi, ricercatore Ispra, sottolinea l’importante risultato del progetto di reintroduzione: dalla Slovenia arrivarono dieci orsi nel ‘99, ora la popolazione è cresciuta fino a 50 animali. «La presenza dell’orso era quasi del tutto scomparsa e il suo ritorno comporta delle sfide. È importante assicurare le condizioni di convivenza e coesistenza». Come si fa una pagella comportamentale all’orso? È qui la sorpresa. L’esemplare “problematico” è proprio quello che si abitua alla presenza dell’uomo. Siamo noi a renderlo pericoloso. Il simpatico animale che passeggia per il paese — come succede talvolta — va tenuto lontano.
Alle critiche mosse dalle autorità svizzere, Genovesi risponde: «La rimozione è una misura estrema ma in alcuni casi necessaria. L’argomento è quando intervenire: prima della eliminazione esistono diverse tecniche di prevenzione (squadre di intervento, cani specializzati, rumori, recinti elettrici) che possono ricreare una naturale timidezza nell’orso, evitando il ricorso alla cattura o all’eliminazione. Occorre trovare una chiave di lettura comune del comportamento e delle misure da adottare, e lavorare per arrivare a protocolli coordinati e armonici su tutto l’arco alpino».
Repubblica – 21 agosto 2013