Molti i punti aperti su cui intervenire a partire da settembre. Compito dei giornalisti è quello di continuare a fare inchiesta e corretta informazione
Forse non avevamo bisogno di sapere che in Italia ci sono i pensionati d’oro, che guadagnano due o tremila euro al giorno per indignarci. Così come forse non avevamo bisogno di sapere che in Italia ci sono cento uomini d’oro dell’impresa che guidano alcune aziende quotate e guadagnano in media a testa oltre quattro milioni di euro l’anno, cioè più di diecimila euro al giorno, tanto per farci del tutto arrabbiare. Ma così è, e questo è il compito di chi vuole fare corretta informazione. Questi dati entrano ed escono come fiumi carsici nella nostra attenzione, perché qualcuno ce li vuole ricordare. Il problema è semmai quello di capire come si fa a ridurre queste evidenti ingiustizie: per chi guadagna meno di mille euro al mese se lavora o per chi ha la minima pensione (meno di 500 euro al mese) se è andato in quiescenza. Situazione non facile, soprattutto se manca la volontà politica, che utilizza come alibi le recenti sentenze della Corte costituzionale, la quale indica che non si possono fare discriminazioni tra cittadini su stipendi e pensioni, mentre lascia aprta la strada a un contributo di solidarietà sui redditi medio-Il sistema pensionistico è una miniera di sorprese, per il grande pubblico; meno per quei giornali e giornalisti che da anni ci ricordano le molte iniquità, che riguardano il livello misero delle pensioni e il bassissimo livello delle retribuzioni. Prima dell’autunno riscoppierà l’odissea degli esodati, mentre restano in agenda previdenziale alcuni temi scottanti a cui si dovrà porre rimedio. Uno è quello della riduzione del cuneo fiscale (distanza tra stipendio lordo e stipendio netto), da affrontare con gradualità; un altro è il porre rimedio alla fretolosa introduzione nel 2011 del sistema contributivo, che porterà amare sorprese soprattutto a giovani e donne, non reintroducendo le pensioni di anzianità, ma corroborando la contribuzione tra un lavoro e l’altro. Un altro tema è quello del favorire una vera previdenza integrativa, complementare e categoriale, anche attraverso la fiscalizzazione delle somme versate. Una questione che grida vendetta è anche il disavanzo Inps da quando è diventato super-Inps, ingoiando l’Inpdap; un altro ancora è l’annunciato a mai realizzato arrivo della busta arancione, grazie alla quale ogni cittadino potrebbe sapere di che pensione soffrirà nel prossimo futuro. Le pensioni sono troppo importanti per essere lasciate nelle mani dei dilettanti, dei furbetti e dei giornalisti, che vogliono solo fare corretta informazione.
La Stampa – 10 agosto 2013