La squadra dell’Ulss 6 addetta all’igiene dei cibi di origine animale intensifica le ispezioni in allevamenti e negozi nel pieno dell’ondata di caldo eccezionale. La carne e il pesce nel mirino: in soli cinque mesi eseguite 189 verifiche e riscontrate 69 violazioni Rischi non solo nelle botteghe, ma anche nelle case
VICENZA. Una ingente quantità di carni cotte sequestrate in un negozio al dettaglio di prodotti etnici di proprietà di un cingalese per la carenza di qualsiasi dato di rintracciabilità. La chiusura immediata di un allevamento di maialini gestito da un pakistano in modo indecente. Sopralluoghi a sorpresa negli ultimi giorni in città e nell’hinterland in tutti gli esercizi commerciali in mano ad extracomunitari. Bloccata una partita di formaggi non conservati come si deve nel chiosco di un venditore ambulante all’interno di un mercatino rionale. Truffe più o meno dolose ai danni del consumatore per la mancanza di requisiti igienico-sanitari e della documentazione di garanzia. Il caldo crea non pochi problemi anche agli alimenti, anzi può provocare grossi guai se il rivenditore ma anche il consumatore non rispettano determinate precauzioni. Così la squadra addetta all’igiene degli alimenti di origine animale – il coordinatore Stefano Ferrarini, dieci veterinari, un tecnico della prevenzione, due amministrativi – intensifica le ispezioni. Nei primi cinque mesi dell’anno 189 controlli a macellerie, pescherie, rivendite alimentari – 380 strutture fra Vicenza e Comuni del perimetro dell’Ulss – con 69 violazioni riscontrate ai codici si sicurezza, ma in queste ultime due settimane contrassegnate da caldo equatoriale i blitz si sono moltiplicati e proseguiranno senza soste anche nei prossimi giorni. Presi di mira soprattutto carne, pesce, uova, latte, salumi, formaggi, tonno in scatole, alimenti cioè facilmente deperibili alle alte temperature con rischi per la salute dei vicentini. Ferrarini e i suoi uomini verificano l’origine del prodotto, le modalità di conservazione, le date di scadenza, il rispetto dei regolamenti comunitari. Guardano sugli scaffali, aprono i frigidaire, entrano nelle celle frigorifere. Parecchie, finora, le sanzioni, che possono andare dalla pena pecuniaria alla sospensione preventiva dell’attività da uno a tre mesi con tanto di prescrizioni da dover mettere in pratica per la riapertura, fino alla chiusura definitiva. Il rischio, però, non nasce solo nei negozi di chi vende ma anche nelle case di chi acquista. Le ultime disavventure alimentari, dal pesto genovese al botulino transitato in una piattaforma di vendita situata nell’Alessandrino e sospettato di contenere una tossina che potrebbe causare la morte di chi lo ingerisce fino alle più normali, ma sempre più ricorrenti e, comunque, temibili, tossinfezioni provocate da cibi avariati, hanno consigliato di tenere alta la guardia e di prorogare l’allerta fino a che le condizioni climatiche resteranno quelle di oggi.
Il Giornale di Vicenza – 3 agosto 2013