Incontro ieri tra il procuratore Luigi Del Pino e il pubblico ministero Giorgio Gava da un lato e il responsabile del Dipartimento prevenzione dell’Asl 12 Rocco Sciarrone: al centro la questione della morìa di pesci verificatasi in laguna nei giorni scorsi.
Evidentemente in Procura non danno per scontata la spiegazione che hanno fornito i tecnici dell’Arpav, i quali hanno sostenuto che la moria «è verosimilmente dovuta allo sviluppo anomalo di alghe dei generi Ulva, Gracilaria e Agardiella». Secondo l’Arpa del Veneto, «a causa del particolare andamento meteorologico della scorsa primavera ed inizio estate, con abbondanti precipitazioni prima e caldo anomalo poi, la produzione di biomassa è stata particolarmente abbondante». Superata la fase di fioritura, viene aggiunto, «lo sviluppo del materiale vegetale si è interrotto ed è iniziata la decomposizione». Il fenomeno ha avuto conseguenze negative – moria di pesci e cattivo odore – soprattutto nella zona compresa tra il centro storico e la gronda lagunare nell’area di Mestre-Marghera, in quanto caratterizzate da scarso ricambio idrico, bassi fondali (con forte riscaldamento dell’acqua) e importante apporto di nutrienti per le alghe (azoto e fosforo) che giungono in laguna attraverso i corsi d’acqua.
Per l’Arpa «si tratta di un fenomeno naturale e circoscritto nella zona, mentre il resto della laguna presenta condizioni normali». Il pubblico ministero Gava, incaricato degli accertamenti, avrebbe chiesto a Sciarrone di far lavorare i suoi laboratori sia sui pesci morti sia sui campioni d’acqua da prelevare in vari punti della laguna. Intanto, per appurare che la moria non sia stata causata dall’inquinamento provocato da uno sversamento specifico industriale. In questo caso sarebbe necessario risalire alle responsabilità, individuando la sostanza inquinante e di conseguenza lo scarico dal quale proviene. Nel caso, invece, l’ipotesi dell’Arpav fosse comprovata, non è certo alla natura che bisogna dare la responsabilità.
A spiegarlo è stato l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin in Consiglio comunale: ha sostenuto che non solo all’improvviso fiorire delle alghe a causa del caldo che va addebitata la moria visto che in laguna arrivano ancora nutrienti provenienti dal bacino scolante attraverso fiumi e canali e inoltre ha puntato il dito sui lavori del Mose, che hanno modificato l’assetto della laguna. «Dove sono gli interventi di riequilibrio geomorfologico della laguna che dovevano procedere di pari passo con la costruzione del Mose?» ha concluso il suo intervento Bettin.
In Procura non vogliono lasciare nulla di intentato e prenderanno in esame anche questo aspetto. Inizialmente, le aree più colpite sembravano essere state quelle di San Giuliano, Campalto e Ponte della Libertà. Invece, negli uffici della Procura sono arrivate segnalazioni che informano della morìa di pesci anche negli allevamenti di piscicoltura nelle valli da pesca in altre zone della laguna. E sono stati registrati danni ingenti.
La Nuova Venezia – 5 luglio 2013