UN PASTICCIO inverosimile, su cui si potrebbe anche sorridere, non ci fossero di mezzo la salute della gente e il futuro di una ditta che produce pesto genovese, conservato in vasetto. È la salsa verde “contaminata” dal botulino, che da 4 giorni allarma mezzo Nord-Ovest e che ha indotto un centinaio di genovesi a correre in ospedale.
A torto o ragione, considerato che le analisi a 24 ore ed a 48, compiute dall’Istituto Superiore della Sanità, certificano che nei campioni di pesto, prelevati dal lotto “incriminato”, non ci sarebbe traccia della tossina botulinica. Errore da parte dei laboratori del ministero, oppure di chi ha compiuto le analisi per conto della “Bruzzone e Ferrari” di Prà? O pasticcio?
Eppure, venerdì scorso, i titolari hanno trasmesso il rapporto di prova alla Asl, con il quale si evidenziava la presenza del “Clostridium Botulinum” in un lotto di 14.872 vasetti. La ditta, durante i suoi controlli di autotutela e di autocertificazione, si è affidata al laboratorio Ita di Rivalta Scrivia: società del Gruppo Rina, specializzata in analisi di prodotti “Food”, “No Food” e “Pet Food”.
Ieri il responsabile Andrea De Voti, interpellato telefonicamente, non ha voluto spiegare altro, ha detto di rivolgerci al Rina, a Genova, ma fonti bene informate assicurano che i laboratori di Rivalta, per fare questo esame, si servono di una società di Treviso: la “Chelab”. Questa, in un terzo passaggio, avrebbe inviato i campioni di pesto all’Istituto Zooprofilattico di Legnaro.
Altra domanda: perché i laboratori dell’Alessandrino si affidano al Veneto e non si rivolgono a Torino? Risposta: “Perché noi, per nostra politica, non facciamo analisi di autotutela – dice uno dei responsabili dell’istituto piemontese, che per ovvie ragioni vuole l’anonimato – : non possiamo essere controllori e controllati; saremmo in conflitto di interesse”.
Intanto, mentre la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo, per ora senza ipotesi di reato, sono stati ritirati dal mercato quasi tutti i vasetti appartenenti al lotto “13G03”, con scadenza 9 agosto 2013 e finito anche sugli scaffali di grosse catene commerciali: Eataly, Coop, Carrefour, Conad, Ekom con i marchi “Primia”, “Bontà d’Italia”, “Buongiorno Freschezza”, “Sapori e Dintorni”.
Stefano Bruzzone, uno dei titolari della ditta di Prà che ha subito un danno incalcolabile, soprattutto di immagine, tace. “Parleremo giovedì prossimo (domani, ndr) – si limita a dire – quando arriveranno i risultati definitivi, sia dell’Istituto Superiore della Sanità, sia dell’Istituto Zooprofilattico di Torino “.
Cosa è accaduto nella catena di incarichi per le analisi, passata da una mano all’altra? Per cercare una risposta, il Ministero della Salute ieri ha riunito a Roma gli esperti. Da Genova è giunto Angelo Ferrari, responsabile della sezione ligure dell’Istituto Zooprofilattico. Ersilia D’Aste, direttore dell’Igiene degli Alimenti della Asl Tre di Genova, rispetta la consegna del silenzio, imposta dall’assessore regionale alla Sanità, Claudio Montaldo. Qualcosa, però trapela. Pare che gli esami in autotutela abbiamo evidenziato solo la presenza di spore del “Clostridio Botulinico”, ma non si sarebbe indagato sulla tossina. Che è quella che determina danni, se ingerita dall’uomo. C’è di più: non tutti i ceppi di batterio producono veleno; ce ne sono alcuni completamenti innocui.
Repubblica – 25 luglio 2013