Un presidente scelto all’interno della comunità scientifica «attraverso la presentazione di curricula». Vertici più snelli. Netta separazione tra le funzioni di programmazione e controllo e quelle di gestione tecnico-scientifica e amministrativa.
La «ricerca traslazionale» come compito specifico e precipuo, insieme alla ricerca scientifica in generale. Un Organismo indipendente di valutazione delle prestazioni a monitorare valutazione, trasparenza e integrità dei controlli interni. Semplicità ed «essenzialità», sensibilità e innovazione promosse tra i princìpi generali dell’organizzazione.
Sono alcune delle novità contenute nella bozza di nuovo statuto dell’Istituto superiore di sanità, che il Dlgs 106/2012 di riordino degli enti vigilati dal ministero della Salute, approvato un anno fa, imponeva di approvare entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, dunque entro lo scorso febbraio. Con un ritardo di sei mesi il documento è stato consegnato ieri ai lavoratori: lunedì sarà presentato in Cda, al termine del quale è stato convocato un incontro con i sindacati, e martedì al Comitato scientifico. L’intenzione dei vertici dell’Istituto è quello di approvarlo entro Ferragosto. Troppo presto, secondo molti, per poter valutare approfonditamente un testo strategico per il futuro di uno degli attori principali della ricerca sanitaria pubblica.
Ricerca traslazionale in primo piano. Rispetto allo statuto vigente (Dpr 70/2001) la prima novità di rilievo è l’ingresso a pieno titolo della «ricerca traslazionale» tra le funzioni core dell’Istituto, accanto alla ricerca scientifica. Esercitate – elenca la bozza – attraverso la genesi di conoscenza, la produzione di evidenze, il trasferimento della conoscenza e delle evidenze, l’attività di controllo e valutazione, il trasferimento tecnologico e la collaborazione ad ampio raggio sia con le istituzioni regionali, nazionali, europee e internazionali, sia con «ogni altro soggetto, nazionale ed estero, pubblico o privato».
Conflitto d’interesse, tema ancora ignorato. Identica, rispetto alla versione precedente, la possibilità di collaborare con ogni tipo di soggetto pubblico e privato, così come la facoltà di «partecipare o costituire associazioni, consorzi, fondazioni o società con soggetti pubblici o privati, nazionali, esteri e internazionali, scelti con le procedure dell’evidenza pubblica, secondo le vigenti disposizioni in materia». Soltanto la partecipazione o la costituzione di società è subordinata al via libera preventivo del ministro della Salute, volto «tra l’altro ad accertare che non sussistano situazioni di incompatibilità in relazione ai compiti istituzionali dell’Istituto». Come in passato, anche questo testo non cita mai l’espressione «conflitto d’interesse» e non prevede alcun obbligo di disclosure.
Curriculum centrale per il presidente. Mentre ancora risuonano le polemiche per la nomina alla presidenza Iss di Fabrizio Oleari, non uno scienziato ma un funzionario del ministero della Salute, la bozza di statuto prova a rimediare. Precisando che il presidente è sì scelto «tra personalità appartenenti alla comunità scientifica, dotato di alta e riconosciuta professionalità» in materia di ricerca e sperimentazione nei settori di attività dell’istituto, ma che questa professionaltà va «documentata» proprio «attraverso la presentazione di curricula».
Organi più snelli e meno duraturi. La durata in carica del presidente passa da sei a quattro anni, così come quella del Cda. Che “perde” quattro componenti, assestandosi dai nove attuali, presidente compreso, ai cinque indicati nella bozza di nuovo statuto. Idem per il comitato scientifico, già sfoltito a undici membri, presidente compreso (da 19). Sono considerati organi dell’Istituto il presidente, il Cda, il Comitato scientifico e il Collegio dei revisori dei conti. Ma la responsabilità della gestione è affidata al direttore generale. Fa il suo ingresso nello statuto l’Organismo indipendente di valutazione delle prestazioni, istituito dal Dlgs 106/2012 per monitorare il funzionamento complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni. Ma anche il «livello di benessere organizzativo».
Si rafforzano le incompatibilità. Sia per il comitato scientifico che per il direttore generale (che non potrà restare in carica più di cinque anni) e per il presidente sono previste specifiche incompatibilità: i componenti del comitato scientifico «non possono essere amministratori o dipendenti di società che partecipino a programmi di ricerca nei quali è presente l’Istituto»; il presidente «non può essere amministratore o dipendente di società, né ricoprire incarichi retribuiti anche di consulenza»; lo stesso vale per il direttore generale, che «ha la responsabilità della gestione dell’istituto» e al quale è fatto anche divieto di «svolgere attività libero professionale».
Funzioni “separate”. Quattro i livelli organizzativi ipotizzati, in base al principio di separazione delle funzioni: la presidenza (cui fanno capo le funzioni di indirizzo e programmazione), la direzione generale (gestione delle attività), area operativa tecnico-scientifica e area operativa amministrativa. Tra i principi base dell’organizzazione entrano la «massima valorizzazione del capitale umano e sociale», l’«autonomia e la responsabilizzazione diffusa», la «semplicità» (ovvero la possibilità di realizzare economie di scala in tutte le aree), l’«essenzialità» dei percorsi amministrativi, nonché la promozione della flessibilità e dell’innovazione. Il lessico ai tempi della crisi.
L’iter. Il Dlgs 106/2012, all’articolo 2 ha stabilito che, entro sei mesi dall’entrata in vigore, lo statuto dell’Iss avrebbe dovuto essere deliberato a maggioranza assoluta dal Consiglio d’amministrazione, previo parere del Comitato scientifico e sentite le organizzazioni sindacali, per poi essere approvato con decreto del ministro dela Salute, di concerto con il titolare dell’Economia. La bozza arriva quindi con sei mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia fissata dal decreto, complice anche la caduta del Governo Monti, le elezioni e il passaggio di consegne al ministero tra Renato Balduzzi e Beatrice Lorenzin.
Di qui, probabilmente, la “fretta” mostrata dai vertici dell’Istituto. Fretta che non è piaciuta a molti: il malumore serpeggiava all’incontro promosso oggi all’Istituto dalle donne della Flc Cgil Iss e da Snoq Sanità dedicato alle 35 candeline del Ssn («1978-2013 – 35 anni di Servizio sanitario nazionale: difendiamo una conquista che non possiamo perdere»). Non tanto per i contenuti, che ancora devono essere approfonditamente valutati, quanto per i tempi. «Aspettavamo questa bozza da mesi», dice una ricercatrice. «Adesso finalmente è arrivata ma dobbiamo poterla esaminare e studiare con calma. È in gioco il futuro della ricerca sanitaria pubblica».
Il Sole 24 Ore sanità – 20 luglio 2013