Il ministero ha detto sì. I ricercatori del Bo, l’università di Padova, hanno raggiunto livelli stellari e per questo meritano maggiori finanziamenti per portare a termine i loro lavori. Le parole dei vertici dell’Anvur, l’agenzia del ministero dell’istruzione che nei giorni scorsi ha stilato la classifica delle migliori università d’Italia collocando Padova al primo posto, vanno in questa direzione ma c’è un problema non di poco conto.
«I docenti padovani che si lamentano della mancanza di fondi fanno bene – dice il presidente dell’Anvur Stefano Fantoni -ma purtroppo bisogna fare i conti con la situazione delle casse dello stato che sono vuote». Non solo. Secondo l’Anvur finora c’è stata un’errata distribuzione delle risorse: i trasferimenti ministeriali coprono tutte le spese degli atenei (bollette, affitti, consulenze) e anche la ricerca, mentre quest’ultima dovrebbe essere scorporata dal mantenimento delle strutture e valorizzata. La valutazione positiva dell’Anvur comunque è già un primo segnale: la collocazione delle università venete ai primi posti infatti permetterà agli atenei di ottenere la cosiddetta quota premiale che nel prossimo futuro differenzierà le singole università.
La valutazione della qualità della ricerca fatta dall’agenzia del ministero infatti non si è basata soltanto sul valore delle pubblicazioni scientifiche presentate dai professori ma anche sulla capacità di attrarre risorse esterne, sul numero di ricercatori in formazione e sul numero di brevetti e di spin off accreditati. E con questi parametri il Bo è riuscito a conquistare la prima posizione assoluta in 7 aree scientifiche su 14 (scienze fisiche, scienze della terra, scienze biologiche, scienze mediche, scienze agrarie e veterinarie, ingegneria industriale e dell’informazione e scienze economiche e statistiche), superando anche la Bocconi di Milano. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie al settennato dell’ex rettore Vincenzo Milanesi che ha portato all’ateneo padovano risorse maggiorate del 16%, confermate poi dall’attuale rettore Giuseppe Zaccaria. Tanto per citare alcuni risultati, la sola Scuola di Medicina, tra il 2004 e il 2010, ha sfornato 25 brevetti, riguardanti farmaci e vaccini, mentre la scuola degli ingegneri industriali e dell’informazione ne ha rilasciati 15 per macchine robotiche e applicazioni nel campo dell’ottica. Sempre ingegneria industriale e dell’informazione, inoltre, ha formato anche 13 spin off, cioè iniziative imprenditoriali nate dalle attività della ricerca primaria. Per gli stessi motivi ieri anche Verona (dove primeggiano i dipartimenti di lingue, quello di medicina e le pubblicazioni scientifiche dei neoassunti) ha chiesto, tramite il suo rettore Alessandro Mazzucco, un’iniezione di liquidità da almeno dieci milioni di euro per mantenere i livelli di primato. «Verona e Padova non devono farsi la guerra tra loro – dice Mazzucco -ma devono essere competitive con il resto delle università europee. Questi risultati mostrano che l’integrazione tra atenei è un obbligo e non dobbiamo avere paura di sederci allo stesso tavolo».
Corriere.it – 20 luglio 2013