Inchiesta dopo l’esposto di un ex coniuge. I carabinieri sono arrivati nella sede di via Ca’ Marcello a Mestre una decina di giorni fa. E non solo hanno portato via alcuni documenti, come aveva chiesto loro il pm di Venezia Giorgio Gava, ma hanno perfino messo i sigilli all’ufficio, mettendolo integralmente sotto sequestro.
Difficile dunque che la notizia potesse rimanere riservata e rinchiusa tra i quattro muri delle stanze del sindacato: la notizia è che due dirigenti della sede mestrina della Cisl, un uomo e una donna, sono finiti nel mirino della procura lagunare, accusati dei reati di appropriazione indebita e truffa. Secondo l’ipotesi del pubblico ministero, che si basa su un esposto arrivato in procura, i due avrebbero fatto la «cresta» su alcuni rimborsi spese, percependo dalla Cisl somme superiori a quelle effettivamente spese nella propria attività sindacale.
L’indagine è ancora in fase molto preliminare, dunque per ora gli inquirenti sono abbottonatissimi. Ma gli avvocati difensori dei due sindacalisti indagati, Bruno Alderuccio e Sandro De Martin, hanno già lanciato la prima sfida, presentando un ricorso al tribunale del riesame di Venezia per chiedere il dissequestro della documentazione e anche dell’ufficio. Il tribunale presieduto dal giudice Angelo Risi ha già fissato l’udienza di discussione del ricorso per il 7 giugno, giorno in cui si preannunciano fuochi d’artificio nell’aula di udienza della sede del tribunale di Rialto. I due indagati, in particolare la donna, sarebbero infatti pronti a prendere la parola e a spiegare la situazione. Tutto infatti nasce dall’ex marito di lei, che tra l’altro lavorava per le forze dell’ordine. L’ex coppia è già da tempo divisa e ha già avuto uno scontro legale in sede civile per il divorzio. L’uomo avrebbe infatti cercato in quella sede di dimostrare che non è tenuto a pagare gli alimenti, in quando la sua ex moglie guadagna decisamente più che bene e in ogni caso più di lui. Una questione che poi ha riversato anche in sede penale, presentando un esposto alla procura della Repubblica di Venezia in cui spiega che una parte di quel «guadagnare bene» verrebbe anche dai rimborsi spese per viaggi o altro, che sarebbero stati gonfiati in diverse occasioni per incassare di più. Tanto che quando i carabinieri si sono presentati per chiedere i documenti, la risposta sarebbe stata che la maggior parte di essi sono stati depositati al giudice civile che sta seguendo la causa.
Il suo collega di sindacato sarebbe stato citato «di striscio» nell’esposto, riferendo che un giorno entrambi erano stati a Roma in un albergo di lusso, spendendo molti soldi. In realtà quel giorno, secondo le prime indagini difensive che probabilmente si arricchiranno in vista dell’udienza del riesame di venerdì, c’era un’assemblea nazionale della Cisl. In ogni caso il pm Gava, di fronte a una sfilza di accuse dettagliate (ma coperte dal segreto d’indagine in questa fase), ha voluto comunque inviare i carabinieri per raccogliere tutte le carte utili a capire se ci possa o meno essere un reato. I due sindacalisti però, soprattutto l’uomo che non c’entra nulla con la vicenda famigliare del divorzio della collega, sono rimasti molto amareggiati dall’inchiesta e dall’arrivo dei carabinieri nel loro ufficio. Ora la palla passa ai giudici.
Corriere del Veneto – 4 giugno 2013