E’ un po’ come vendere ghiaccio al polo. Mettere sulle tavole russe caviale prodotto ben lontano dal mar Caspio. Per la precisione in pianura Padana, nella culla della siderurgia.
Sarà meno poetico ma le “perle nere” Calvisius prodotte dall’Agroittica a Calvisano (provincia di Brescia) hanno ben poco da invidiare a quelle d’origine più blasonata. Se ne sono accorti anche i russi, tanto che hanno stretto un’intesa con l’azienda italiana che entro il 2015 venderà nella patria dello storione almeno 5 tonnellate di caviale, un quarto della sua produzione totale.
L’accordo è stato annunciato solennemente presso il consolato russo di Milano, con reciproca soddisfazione. Per Agroittica (che produce ogni anno 20 tonnellate di uova di storione in vasche da 60 ettari) è anche un bel colpo d’immagine, anche se il caviale italiano verrà commercializzato con etichetta in cirillico (il nome dell’azienda partner non è stato però reso noto). Il giro d’affari dovrebbe toccare i 10 milioni di euro.
I consumatori russi faranno di necessità virtù. Come ha ricordato il console Alexei Paromonov il numero di storioni del mar Caspio si è ridotto di 40 volte negli ultimi anni e si attende la messa in opera di una moratoria sulla pesca per evitare guai peggiori.
Un bel risultato per l’azienda bresciata nata nel 1978 dall’intuizione dei soci di un’acciaieria che decisero di utilizzare l’acqua di raffreddamento dell’acciaio per il riscaldamento delle vasche. Oggi la produzione si fregia di tutte le certificazioni ambientali e utilizza mangimi Ogm free. Il caviale è lavorato in stile Malossol (dal russo “con poco sale”) con tecniche artigianali.
E’ gustato dai viaggiatori first class di Lufthansa, Singapore e Thai.
Il Sole 24 Ore – 30 maggio 2013