Ha contratto la Tbc da un pazientericoverato nella sua stessa stanza d’ospedale senza alcun tipo di precauzione. C.S., cinquantaduenne padovano, ha presentato un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica che ha aperto un’inchiesta. Gli accertamenti sono stati delegati agli agenti della squadra di polizia giudiziaria di via Tommaseo.
Il fatto risale all’11 dicembre scorso. C. S. viene accompagnato al pronto soccorso dopo aver improvvisamente perso i sensi mentre viaggiava in auto. Gli viene diagnosticato un coma diabetico, in uno stato di ipotermia. I medici ne dispongono il ricovero nel reparto di Clinica medica terza dell’Azienda ospedaliera. Nella stessa stanza sono ospitati un paziente in preda ad una tosse convulsa ed un altro che continua a perdere feci a causa di una grave patologia all’addome. Il cinquantaduenne si lamenta con il personale di servizio per le condizioni igienico sanitarie della stanza. Chiede di essere trasferito. Tutto inutile. Dopo due giorni firma la lettera di dimissioni e se ne torna a casa.
Un mese dopo – è il 9 gennaio – riceve una lettera dall’ospedale. Lo invitano a sottoporsi ad un controllo antitubercolare, in quanto nel periodo di degenza era stato a contatto con un paziente affetto da quella patologia. Gli accertamenti confermano l’avvenuto contagio. Per C.S. inizia un lungo calvario di visite e accertamenti. Il 18 febbraio i medici gli confermano la positività alla Tbc e gli prescrivono la terapia. È a quel punto che l’uomo decide di segnalare all’Azienda ospedaliera l’increscioso episodio.
A suo dire la risposta della direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliera sarebbe infarcita di inesattezze e imprecisioni, fin dal momento del suo arrivo al pronto soccorso. Nella missiva si parla di «isolamento, ancora prima del ricovero nel reparto di Malattie infettive». C.S. sostiene di non essere mai stato trasferito in quel reparto.
Ma sono le conclusioni ad aver fatto andare il paziente su tutte le furie: «Si ritiene – scrive la direzione sanitaria – che il personale del reparto abbia messo in atto tutte le procedure del caso per evitare il pericolo di un contagio». E ancora: «Le condizioni logistiche del reparto degenze della Clinica medica terza porgono particolare attenzione alla trasmissione delle infezioni adottando tutte le procedure del caso e l’osservazione stretta delle linee guida». Esattamente il contrario di quanto denuncia il cinquantaduenne che avrebbe contratto la Tbc proprio in assenza delle necessarie precauzioni nel trattamento di un paziente portatore della stessa malattia.
La ricostruzione fornita dalla direzione non collima con le modalità del ricovero di C.S. E se si fosse trattato di uno scambio di persona? È quanto dovrà accertare la Procura. Resta il fatto che la terapia somministrata per la Tbc avrebbe aggravato il quadro clinico dell’uomo, anche per il colpevole ritardo con cui sarebbe stato informato – via posta – dell’avvenuto contagio.
Gazzettino – 26 maggio 2013