Passo avanti decisivo per il nuovo Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente con cui si certifica la cosiddetta «prova dei mezzi» per l’accesso a prestazioni, servizi sociali o assistenziali.
Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, e il vice ministro Maria Cecilia Guerra hanno incassato un accordo di massima da parte delle Regioni sul testo del Dpcm che ridisegna e aggiorna l’indicatore attualmente in vigore, datato 1998 e con scarse capacità selettive nella «coda bassa» della distribuzione dei redditi soprattutto per la mancanza di adeguati parametri patrimoniali. Le Regioni hanno definito gli emendamenti che dovrebbero essere introdotti al testo attuale e che riguardano soprattutto la possibilità che viene riconosciuta ad esse e ai Comuni di introdurre ulteriori criteri di selezione rispetto a quelli definiti nella scala di equivalenza del nuovo Isee nazionale. Prima del recepimento delle correzioni chieste dalle Regioni servirà un ulteriore passaggio in Conferenza unificata, dove anche Comuni e Province potranno dire la loro parola definitiva.
Assessori regionali ottimisti
Di tempi celeri e di un «buon clima tra governo e regioni» ha parlato oggi l’assessore alle politiche sociali della regione Liguria che coordina la commissione politiche sociali della
conferenza, Lorena Rambaudi. «Sarà – ha spiegato – uno strumento più fine, più di dettaglio che valorizza il matrimonio e i carichi familiari: figli, persone con handicap, anziani non autosufficienti. Si considera quindi non solo il reddito ma anche
la condizione sociale delle famiglie». L’assessore ha poi ricordato che il 24 gennaio in conferenza unificata «c’era l’ok di Anci e Upi ma noi Regioni, per la contrarietà della Lombardia, non abbiamo potuto dare l’intesa. Ora il nuovo governo poteva andare avanti senza l’intesa oppure scegliere un’altra strada come in effetti ha fatto: ha ripreso la discussione per cercare di arrivare ad un accordo in poche settimane». La Lombardia ha proposto alcune modifiche che «non stravolgono l’impianto ma chiedono più attenzione alle autonomie locali, riconoscendo il ruolo di programmazione delle regioni e il governo si é detto disponibile ad accoglierli».
Ora il passaggio in Conferenza Unificata
Con questo via libera il Dpcm potrà essere varato dal Consiglio dei ministri per l’esame parlamentare ma prima, come detto serve il passaggio in Unificata. La prima data utile è quella del 27 maggio, incontro cui è prevista anche la partecipazione del presidente del Consiglio, Enrico Letta. Un passaggio fondamentale per questa riforma dopo il doppio stop subìto lo scorso dicembre con la bocciatura da parte della Consulta della norma di delega (articolo 5 del «Salva Italia») e la successiva mancata intesa in Conferenza unificata per il «no» della Regione Lombardia.
Il Sole 24 Ore – 25 maggio 2013