La decisione emerge da una lettera ai direttori generali delle Aziende ospedaliere coinvolte. Polemiche in arrivo
VENEZIA Sapere è potere e il know how scientifico applicato alla medicina garantisce risorse, influenza e prestigio. Parliamo del Centro di riferimento regionale per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie, un polo d’eccellenza conteso tra Padova e Verona. La prima vanta tecnologia ed esperienza clinica e rivendica l’assegnazione alla luce di una legge regionale che la individua come «hub» del Veneto; gli scaligeri non mollano, forti di un alleato influente, l’assessore veronese alla sanità Luca Coletto, leghista di rito tosiano. Quest’ultimo, in commissione, è stato bersagliato dall’opposizione del Pd che lo accusa di disattendere il dettato legislativo ma anche della maggioranza che, per voce del presidente Leonardo Padrin (Pdl), reclama una soluzione rapida e caldeggia l’opzione padovana. Coletto, per parte sua, ha promesso di comunicare la sua scelta ai commissari nella riunione convocata il 6 giugno ma in realtà avrebbe già maturato una decisione, favorevole a Verona. A rivelarlo, è la lettera che nei giorni scorsi l’amministratore ha inviato a Claudio Dario e Sandro Caffi, i direttori generali delle Aziende ospedaliere “concorrenti”, invitati a formulare «ipotesi operative» che abbiano come punto di riferimento la collocazione veronese del Centro. Questa soluzione – se confermata – è destinata a scatenare un putiferio e non soltanto per ragioni di campanile. L’approccio alle patologie metaboliche ereditarie agisce su due versanti, la prevenzione e le cure; ma è la diagnosi precoce (a partire dal primo gennaio 2014 tutti i neonati veneti saranno sottoposti a screening allargato) a rappresentare il “business sanitario” più ambìto perché impegna personale specializzato e macchinari d’avanguardia, garantendo ricadute preziose sul piano dei finanziamenti e della ricerca. Coletto, da due anni a questa parte, ha temporeggiato, ventilando una spartizione di competenze e affidando a una commissione tecnica la valutazione del problema. Poi, messo alle strette, ha scelto. Domattina, in compagnia del segretario generale alla sanità Domenico Mantoan, incontrerà i pediatri a capo delle équipe di cura, Alberto Burlina (Padova) e Attilio Bonner (Verona), e probabilmente confermerà la decisione definitiva. Non solo politica e scontri di potere. In ballo c’è il futuro dei bambini: lo screening nei primi giorni di vita è fondamentale in quanto può comportare la differenza tra il benessere e uno stato più o meno serio di sofferenza e di ritardo mentale. Attualmente l’attività di prevenzione è svolta a Verona ma limitata a pochi “reattivi epidemiologici”: l’obiettivo è di moltiplicarli, così da consentire una diagnosi più completa. Per eseguire i controlli conseguenti, è già disponibile un macchinario d’avanguardia, del costo di 300 mila euro. L’associazione Cometa l’ha donato a Padova due anni fa. Da allora giace in magazzino.
Filippo Tosatto – 23.05.2013 – Il Mattino di Padova